PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Preghiera per la pace
Parola di Dio ogni giorno

Preghiera per la pace

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.
Preghiera per l'unità dei cristiani. Memoria particolare delle antiche Chiese d'Oriente (siro-ortodossa, copta, armena, etiopica, sira del Malabar) e della Chiesa assira.
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Libretto DEL GIORNO
Preghiera per la pace
lunedì 20 gennaio

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.
Preghiera per l'unità dei cristiani. Memoria particolare delle antiche Chiese d'Oriente (siro-ortodossa, copta, armena, etiopica, sira del Malabar) e della Chiesa assira.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal primo libro di Samuele 15,16-23

Rispose Samuele a Saul: "Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte". E Saul gli disse: "Parla!". Samuele continuò: "Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d'Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: "Va', vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti". Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?". Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala". Samuele esclamò:
"Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
quanto l'obbedienza alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti.
Sì, peccato di divinazione è la ribellione,
e colpa e terafìm l'ostinazione.
Poiché hai rigettato la parola del Signore,
egli ti ha rigettato come re".

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Samuele ricorda a Saul il significato dell'unzione regale: "ascoltare" (ossia obbedire, "shemà") il Signore (v. 1). Dopo questo appello all'ascolto, Samuele ordina a Saul di distruggere gli amaleciti, senza risparmiare nulla vista l'opposizione che avevano fatto in passato a Israele. Il comando, difficile da comprendere se lo si estrapola dalla mentalità dell'epoca, manifesta comunque la radicalità del-l'agire di Dio. Saul obbedisce e sconfigge gli amaleciti, ma non esegue alla lettera il mandato della distruzione totale, anche per compiacere il popolo. Samuele riceve una visione nella quale Dio gli dice: "Mi pento di aver fatto regnare Saul". Il Signore rimpiange la scelta di Saul e l'annulla perché ha disobbedito. Saul può ancora occupare l'ufficio di re, ma non è più il re obbediente al Signore, e quindi neppure il re di Samuele. Nell'incontro che avviene dopo la battaglia tra Samuele e Saul, quest'ultimo cerca di dichiarare la sua fedeltà al Signore. Samuele, sapendo bene quel che era accaduto, chiede con furbizia a Saul cosa è il belare di pecore e il muggire di buoi che sente. Saul si difende accusando il popolo di quella razzia. È la logica perversa di chi si difende accusando gli altri. Samuele respinge l'autodifesa di Saul e lo accusa di disobbedienza, ricordandogli inoltre che deve tutto al Signore che lo aveva scelto e unto perché ascoltasse solo la sua voce e solo a lui obbedisse. Saul, invece, ha scelto di ascoltare ma solo fino a un certo punto. Il profeta gli ricorda: "Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti" (v. 22). La reazione di Saul a questo punto è più sincera, ammette che ha "ascoltato" il popolo e non il Signore (o Samuele). Ma non basta. Il verdetto del Signore è definitivo. Saul rivolge un ultimo, disperato, appello a Samuele, afferrando il lembo del suo mantello, ma invano (v. 27). Il potere del regno è stato "tolto" a Saul. Samuele gli conferma: il potere è stato trasferito a "un altro, migliore di te" (v. 28). Davide non viene menzionato, ma l'allusione è chiara. Saul accetta l'inevitabile (v. 30), riconosce ancora una volta il suo peccato e implora Samuele che gli dia permesso di salvare la faccia dinanzi agli anziani del "mio popolo". Samuele lo ascolta, ma la religiosità di Saul è segnata da una disobbedienza profonda che rende inefficace la Parola di Dio.