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Memoria dei Santi e dei Profeti
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Memoria dei Santi e dei Profeti

Memoria del beato Giuseppe Puglisi, prete della Chiesa di Palermo, ucciso dalla mafia nel 1993.
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Libretto DEL GIORNO
Memoria dei Santi e dei Profeti
mercoledì 21 ottobre

Memoria del beato Giuseppe Puglisi, prete della Chiesa di Palermo, ucciso dalla mafia nel 1993.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dalla lettera di Paolo agli Efesini 3,2-12

penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l'efficacia della sua potenza. A me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il grande disegno di Dio sull'umanità, ossia l'unità di tutti i popoli e il loro accesso al Padre, è l'orizzonte nel quale Paolo pone la sua missione: "Io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani". L'apostolo sottolinea il legame con Cristo che lo ha scelto e inviato ai pagani, ossia a tutti coloro che non appartengono al popolo d'Israele. Paolo si sente come "prigioniero" di questa missione, nel senso che vive questa sua missione in dipendenza totale dal Signore. È certo apostolo come altri (cfr. Ef 2,20), ma più degli altri merita il titolo di "apostolo delle nazioni". Paolo ha coscienza della grandezza della sua missione, ossia di "essere fatto "diacono" del Vangelo". Tale missione non è per lui un motivo di orgoglio personale; sa bene da quale vita è stato strappato e per quale missione è stato scelto. Paolo sottolinea la sua piccolezza per mettere in luce la grandezza della vocazione ricevuta, quella di comunicare "l'insondabile ricchezza di Cristo". Questo "mistero" che si è manifestato a lui è inaccessibile all'esperienza normale. Solo Dio lo svela. E per Paolo è stata un'esperienza spirituale travolgente, una luce che è penetrata nel profondo del cuore e lo ha reso capace a sua volta di illuminare gli uomini (cfr. 2Cor 4,6). Potremmo identificare in questa esperienza di Paolo la dimensione carismatica della Chiesa che continua ad essere presente anche oggi, con modalità varie e differenti l'una dall'altra. Tutti siamo chiamati a unirci a Cristo e divenire un solo "uomo nuovo", ossia una sola famiglia composta da tutti i popoli. E la Chiesa è lo strumento col quale Cristo vuole portare la riconciliazione tra i popoli del mondo. La sua unità interna è fermento di unità tra i popoli. È ciò per cui Gesù stesso aveva pregato: "Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21). La comunità dei credenti diviene mediatrice di quel rapporto nuovo che Dio ha stabilito attraverso Gesù con l'intera umanità. È un compito arduo e difficile. Per questo Paolo invita a non scoraggiarsi. Le tribolazioni che questo compito comporta sono il segno di una nuova nascita, della generazione di una nuova umanità.