Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dalla lettera agli Ebrei 12,1-4
Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato
Alleluia, alleluia, alleluia !
Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.
Alleluia, alleluia, alleluia !
L'autore della Lettera agli Ebrei, dopo aver narrato la lunga storia dei testimoni della fede, si rivolge direttamente alla comunità dei credenti per esortarla a non sentirsi sola e abbandonata. La comunità, infatti, fa parte di una lunga storia di fede e di salvezza. Essa è "circondata" da un "gran numero di testimoni" che la sostengono e la stimolano a continuare sulla via della fede e della discepolanza a Gesù. L'autore riprende l'immagine della gara, cara anche all'apostolo Paolo, perché i cristiani proseguano con generosità la lotta per la fede. E, come accade in tutte le gare, è necessario deporre ogni peso, ogni impaccio di peccato e tenere lo sguardo fisso verso la meta, ossia verso Gesù, "colui che dà origine alla fede e la porta a compimento". Il cristiano è chiamato a imitare Cristo. In tal senso, resta sempre discepolo, ossia un credente che ascolta e segue il maestro in ogni stagione della sua vita. Il discepolo coglie perciò l'urgenza dei tempi, non si attarda, non indugia, non rimanda. Sa che ogni stagione ha il suo momento opportuno da non perdere. Perciò corre con perseveranza. La lettera parla di gioia e di croce. Sembra una situazione contraddittoria. In verità, la gioia vera del cristiano non può non passare attraverso le ferite del dolore e della sofferenza, non può evitare di toccare le piaghe di Gesù. L'autore chiarisce che la sequela di Gesù comporta anche la croce e quindi l'accoglienza delle opposizioni e delle minacce per poter giungere infine alla patria del cielo. Per questo i credenti non debbono distogliere mai lo sguardo da Gesù: "Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo" (12,3).