Memoria di san Cirillo (+387), vescovo di Gerusalemme. Preghiera per Gerusalemme e per la pace in Terra Santa. Leggi di più
Memoria di san Cirillo (+387), vescovo di Gerusalemme. Preghiera per Gerusalemme e per la pace in Terra Santa.
Lettura della Parola di Dio
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Dal libro del profeta Isaia 1,10.16-20
Ascoltate la parola del Signore,
capi di Sòdoma;
prestate orecchio all'insegnamento del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo
- dice il Signore.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato".
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Il profeta, evocando la città di Gomorra, richiama l'imminenza del giudizio di Dio anche sul popolo di Gerusalemme. E avverte tutti con severità: "Ascoltate la parola del Signore (...) prestate orecchio all'insegnamento del nostro Dio!" (v. 10). Il Signore non si rivolge al popolo con generiche parole di esortazione. Non concepisce infatti il rapporto con esso in maniera irenica o freddamente rituale. L'alleanza stretta sul Sinai richiede una responsabilità vicendevole. Nelle pagine della Scrittura più volte il Signore afferma di non amare un culto rituale distaccato dalla ricerca della giustizia e dall'amore per i poveri. E il profeta non manca di ricordare a tutti quale sia il pensiero di Dio: "Allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni" (v. 16). E ancora: "Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova" (v. 17). È questo il modo di rendere il vero culto a Dio. Non può esserci separazione tra il culto liturgico dell'altare e il culto della giustizia e della vicinanza ai poveri. Sono due culti inseparabili, inscindibili. E chi li pratica rientra nell'orizzonte di quella infinita misericordia che salva da qualunque peccato. Dice infatti il Signore: "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana" (v. 18). È la vittoria dell'amore di Dio su ogni peccato, purché ci lasciamo abbracciare, amare e ammaestrare da lui: "Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra" (v. 19).