Fermare la logica della morte. Ma senza perdono non c'è giustizia

“Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni per l’affetto dato e ricevuto. Sono come il cielo. L’amicizia e l’amore sono un piatto pieno di nutrimento per l’anima. Spero di lasciare a tutti ricordi belli, felicità e nessuna tristezza”.

Sono drammaticamente belle le ultime parole di Quintin Jones, un uomo giovane, di 41 anni, di cui 20 trascorsi nel braccio della morte, perdonato dalla famiglia della sua vittima, condannato a morte e ucciso la notte del 19 maggio.

Molte migliaia di persone avevano chiesto che gli fosse risparmiata la vita e lui stesso aveva rivolto un drammatico appello al governatore del Texas, chiedendo che gli fosse data una seconda possibilità. “Non sono più la stessa persona che vent'anni fa ha ucciso, sono diventato un uomo nel braccio della morte”, spiega ancora Quentin, con voce ferma, occhi inumiditi di lacrime, e lo sguardo sereno di chi, in caso di clemenza, è pronto “a continuare a vivere per migliorarmi”

Un mendicante di perdono, come ha detto don Marco Gnavi in una meditazione prima della sua esecuzione. Un ragazzo sbandato che era era diventato un uomo buono, che con mitezza chiedeva solo di continuare a vivere. (Leggi o ascolta la meditazione)

Ma ha prevalso la logica di morte. Non c'è stato perdono. E non c'è giustizia senza perdono.

Il dolore per la morte così ingiusta - e inutile - di Quintin, ci chiede di rinnovare il nostro impegno contro la pena di morte e ogni violenza.

Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto notizie confortanti, dal Malawi dalla Sierra Leone.

Ma c'è tanta strada da fare, tanto odio da estirpare, tanta violenza da curare con le armi della misericordia e del perdono. Firmare gli appelli per i condannati, che regolarmente pubblichiamo sul blog "Nodeathpenalty" è un primo modo per sostenere la cultura della vita.

Con il programma "Scrivi a un condannato a morte" in tanti, insieme a Sant'Egidio tentano di umanizzare la vita di chi - a volte per lunghi anni come è stato per Quintin - vive la condizione dolorosissima dell'attesa dell'esecuzione. Le lettere varcano le mura alte e spesse dei bracci della morte e creano legami che "sono come il cielo". Quel cielo negato nelle celle buie dei bracci della morte.

Per saperne di più:

Vai al blog "No death penalty" >>

Ascolta il podcast della meditazione di don Marco Gnavi >>

Leggi su VaticanNews "Pena di morte, una scorciatoia militare che non garantisce sicurezza" >>

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