Si può morire per un NO?

Caro/a utente,

ieri abbiamo celebrato la memoria di Modesta, la donna senza dimora che, 36 anni fa, morì alla Stazione Termini dopo un "NO": no ai soccorsi, no a un ricovero, perchè era sporca, aveva i pidocchi.

Dopo 36 anni non abbiamo smesso di ricordare. Al suo nome se ne sono aggiunti tanti, troppi. Quest'anno, solo a Roma sono 12 le persone morte per la strada. Nelle nostre città non c'è posto per tutti, è una triste realtà. Per questo, a cominciare da domenica 3 febbraio nella basilica di Santa Maria In Trastevere e poi in tanti luoghi celebreremo la memoria di Modesta, e di tutti quelli che sono morti come lei. Li nominiamo uno ad uno. Perchè sono memorie che devono restare vive nella coscienza delle nostre città.

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Così si costruisce una cultura del SI. Si all'accoglienza, SI all'umanità, SI a città dove ci sia posto per tutti.

Una cultura del SI disegna una nuova geografia, diventa fatti, luoghi. Lo abbiamo visto in questi giorni: senza perdere tempo, in tante città d'Italia, abbiamo trasformato case, oratori, sale di riunione in ricoveri notturni per chi non ha dimora.

Dopo la chiesa di San Calisto a Roma, anche a Napoli, a Parma, Torino, Bologna e, ultima in ordine di tempo, Novara. E' una geografia dell'accoglienza, è la cultura del SI: "Ho freddo, c'è posto per me stanotte?", "Si!".

Così ci insegna la nostra fede cristiana. Non dimentichiamo infatti le parole dell'apostolo Giacomo "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta". (Gc. 2, 15-17)

 

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