Per non dimenticare: i Giovani per la Pace al museo della Shoah di Roma a 80 anni dalle leggi razziali

Leggi ingiuste, notizie false e nazionalismo sono alla radice dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Questa è la riflessione dei Giovani per la Pace in visita al Museo della Shoah, dove è allestita una mostra sulle leggi razziali del 1938, ad ottanta anni dalla loro emanazione.

«Il fascismo si fece promotore di un antisemitismo di radice biologica: se in passato era possibile per gli ebrei la conversione, in disprezzo della libertà religiosa, con il regime fascista si arriva a dover provare di non avere sangue ebraico per non essere esclusi dalle professioni, dal commercio, dallo sport, dalla scuola e dall’università» ha spiegato la guida della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
La mostra racconta 55 esempi di vite spezzate dalle leggi razziali: tra queste anche figure ben inserite nel mondo politico e culturale del tempo.
La Shoah, meglio traducibile come «catastrofe», si alimentò della propaganda di Goebbels («Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità»), ma anche del mito della nazione pura, minacciata da un fantomatico ebraismo internazionale, in spregio della millenaria presenza degli ebrei in Italia e soprattutto a Roma. La menzogna costruiva l’idea del nemico in casa e si risolse nella separazione sistematica degli ebrei dal resto della società italiana.

La promulgazione delle leggi razziali si inseriva nella logica di rafforzare l’alleanza tra l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler. Un’attenta critica storica mette in luce quanto il regime fascista ispirò quello nazista. Le storie raccontate nella mostra evidenziano quanto anche in Italia la segregazione razziale fu capillare e organizzata burocraticamente.

Colpiscono le documentazioni che dovevano consegnare gli ebrei italiani per evitare di essere discriminati, tra cui il diagramma per dimostrare la bassa percentuale di sangue ebraico e i certificati di battesimo dei familiari, ai quali seguivano i provvedimenti del Ministero dell’Interno che commentavano anche che «comunque il cognome è di chiara provenienza ebraica».

I Giovani per la Pace, riuniti in questi giorni nel Forum estivo a Roma, si sono interrogati sui vecchi e i nuovi razzismi e vogliono ricordare l’attenzione posta dalla senatrice a vita Liliana Segre sull’importanza di vigilare affinché non siano emanate leggi speciali contro i popoli nomadi rom e sinti, vittime come lei della persecuzione nazi-fascista.