Salute mentale, non c'è cura senza inclusione sociale. Convegno alla Regione Lazio a 41 anni dalla legge Basaglia

“Criticità, urgenze e possibili soluzioni nella Salute Mentale della Regione Lazio”

Quarantuno anni dalla legge 180, nota come legge Basaglia, che ha sancito l’inadeguatezza dell’ospedale psichiatrico per la cura di persone che soffrono di disturbi mentali. Nel solco di questa legge, il convegno dello scorso 16 maggio alla Regione Lazio, organizzato da UNASAM, Sant’Egidio e associazioni ha affrontato le “Criticità, urgenze e possibili soluzioni nella salute mentale della Regione Lazio”.
Il convegno, come nelle altre Regioni italiane, è tappa di un percorso verso la Conferenza Nazionale della Salute mentale che si svolgerà il 14 e 15 giugno a Roma presso l’Università “La Sapienza”, per mettere al centro dell’attenzione diritti, libertà e servizi a sostegno delle persone con disturbi mentali.


Nuove e rinnovate politiche per la salute mentale possono essere immaginate dalla legge 180, che ha disegnato pionieristicamente il sistema dei servizi di assistenza psichiatrica senza e oltre il manicomio. Franco Basaglia fin dai tempi di Gorizia all’inizio degli anni sessanta, aveva compreso che se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità e della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo, dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto dalla malattia e dal ritmo dell’internamento.
La “cura” alternativa diventa allora l’inclusione nella società, con diritti ed opportunità come quelli della casa, della convivenza, del lavoro, del volontariato, del sostegno sociale e delle cure sanitarie.


Gisella Trincas, Presidente Nazionale di UNASAM, ha aperto i lavori del convegno del 16 maggio e ha delineato i temi che sui quali sarà necessario lavorare insieme nei prossimi anni, tra cui la costruzione di alternative alla residenzialità pesante ed a tutte le forme di istituzionalizzazione dei malati.
Paolo Ciani, Vice Presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, ha sottolineato la necessità di promuovere la partecipazione attiva delle persone nella vita sociale. L’Assessora al Bilancio Alessandra Sartore ha riconosciuto che la Regione Lazio ha molto lavoro ancora da fare nel campo dei diritti e dei servizi per cui è preziosa la collaborazione con il mondo delle associazioni per programmare nuovi interventi a sostegno della salute mentale. Daniela Pezzi Presidente della Consulta della Salute mentale della Regione Lazio ha delineato le principali criticità e soprattutto la carenza di personale. Il Prof. Sandro Mancinelli, epidemiologo dell’Università Tor Vergata ha proposto di affrontare in modo unitario le problematiche di salute e soprattutto quelli economico-sociali. Le associazioni dei familiari e degli utenti hanno evidenziato la difficoltà di vita dei malati nel quotidiano ed anche le poche opportunità di lavoro. Sono intervenuti anche Luigina Di Liegro, Presidente della Fondazione don Luigi Di Liegro, che ha parlato di salute mentale ed adolescenti e la Responsabile dell’Ostello Caritas a Roma, Luana Melia che, insieme allo Psichiatra Giuseppe Riefolo, ha focalizzato il tema dei senza fissa dimora con disagio psichico.


Massimo Magnano, per la Comunità di Sant’Egidio, ha parlato di nuove forme di residenzialità leggera e di lotta all’istituzionalizzazione descrivendo l’esperienza delle convivenze protette di Sant’Egidio per persone con disturbi mentali e disagio sociale nate a Civitavecchia nell’ottobre 2012 ed oggi una rete in espansione, anche in altre città del Lazio. Le convivenze protette sono normali abitazioni in zone centrali o residenziali vicine al centro, supportate da volontari e operatori; non si tratta di strutture sanitarie bensì di realtà sociali che, attraverso gli operatori di Sant’Egidio, sono collegate ai servizi sanitari quali il medico di famiglia, i servizi della salute mentale territoriali e i servizi sociali.

L'analisi delle criticità e delle urgenze, attraverso il dialogo con associazioni, famiglie e utenti, stimola a moltiplicare le buone pratiche, affinché siano garantiti i trattamenti necessari e l'inclusione sociale, per prevenire gli abusi e l'inefficacia degli interventi.