20 novembre: Giornata mondiale dei diritti dei bambini. "Dare le parole" e dare ascolto ai bambini. Il libro "Alla Scuola della Pace" in francese

In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, è pubblicata la versione francese del libro “Alla Scuola della Pace” della Comunità di Sant’Egidio (a cura di Adriana Gulotta), che raccoglie le parole e le attese dei bambini del mondo.

Da 30 anni la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia sancisce i diritti dei bambini. Sono diritti da cui emerge la considerazione del bambino e dell’adolescente come persona, con un’opinione, particolarmente importante nelle questioni che lo interessano; con un’attesa nei confronti del mondo, in termini di sopravvivenza e di sviluppo. La Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che ricorre il giorno della storica approvazione dell’Assemblea generale, il 20 novembre 1989, è occasione per riflettere su quanto i diritti fondamentali scritti sulla Carta siano diventati realtà, in tutte le parti del mondo.

Un obiettivo prioritario delle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio - si legge nel libro “Alla Scuola della Pace” - è “dare parole a chi non le ha”. Non avere le parole è una grande povertà: l’incapacità di esprimersi e di comunicare significa essere privati degli strumenti per comprendere la realtà e difendere i propri diritti. È la lezione delle tante storie raccolte dal libro, pubblicato nell’edizione francese in occasione della Giornata dei diritti dei bambini.
“Dare le parole” è una forma di sostegno materiale al pari delle altre
, come dare istruzione, cibo, salute, educazione alla pace, che sono le missioni delle Scuole della pace che, in ogni parte del mondo in cui sono presenti, si adattano ai bisogni dei bambini e delle famiglie. Trovare ascolto, nelle figure di riferimento, tra cui molti giovani che realizzano le Scuole della Pace, è la premessa per vincere molte battaglie. È la sorpresa, per i bambini, di trovare qualcuno che “perde tempo” per loro. La conversazione con gli altri diventa l’esperienza di essere liberati dalla rabbia di non riuscire a comunicare e a farsi capire. Diventa modo di comprendere che la violenza non serve e non è mai giustificata. Il bambino accede alla possibilità di un modello alternativo alla violenza degli adulti, vista tra le mura domestiche, o in strada.
La Scuola della Pace è Ciro, 11 anni, di Scampia, periferia di Napoli, che dice «Prima pensavo che volevo sparare sempre, ogni volta che mi sfottevano. Oggi non lo so cosa voglio fare». La violenza cede. È Juan, di El Salvador, 9 anni e piccolo “capobanda”, che si presenta tutto serio a Fernando, un adulto che non aveva paura di lui e che era diventato il suo modello, per dargli un coltello che teneva in tasca dicendogli «Prendilo. Questo, adesso, non lo voglio più».
Di più, alla Scuola della Pace si apprendono una simpatia per i deboli e la cultura dell’incontro. Kondwani, 8 anni, del Malawi vince la paura di incontrare gli anziani, spesso accusati di stregoneria. «Ho capito che è sola e ha bisogno di aiuto». Una reazione che hanno altri bambini in altre parti del mondo quando vedono un anziano in condizioni di emarginazione.
Alla Scuola della Pace, dunque, si impara che parlare, incontrare, conoscere rende più umani e meno violenti. Premessa per un buona crescita.

 

Scheda del libro "Alla Scuola della Pace"