“Antisemitismo? Pensate con la vostra testa, come chi mi ha salvato dalla Shoah”. Lea Polgar a #NoMemoryNoFuture con i Giovani per la Pace

Lea Polgar, testimone della Shoah, ha incontrato 1500 studenti romani di 30 scuole dal centro alla periferia, in un gremito Teatro Brancaccio. Nata a Fiume nel 1933, ha vissuto da bambina la grande ingiustizia dell’espulsione da scuola a causa delle leggi razziali. La sua testimonianza è il racconto della persecuzione degli ebrei, di familiari uccisi nei campi di concentramento, ma è anche una storia di salvezza, per Lea e la sua famiglia, che sono sfuggiti alla deportazione, nascondendosi a Roma, grazie a tanti uomini e donne che hanno operato il bene, rischiando la vita.



L’evento della Comunità di Sant’Egidio e dei Giovani per la Pace dal titolo “No memory no future", tenuto il 6 febbraio, prosegue le commemorazioni del Giorno della Memoria e parte da una riflessione: la necessità di conoscere, capire e impegnarsi per contrastare il sempre più preoccupante linguaggio dell'odio che oggi corre anche sul web, sui social, e contagia tanti. “Bisogna far lavorare il cervello, studiare, pensare con la propria testa e conoscere gli altri” è l’invito che Lea ha più volte rivolto ai giovani, perché la sua vita è stata salvata da chi ha mantenuto un sentimento di umanità. “Chi salva una vita salva il mondo intero” ha detto, citando il Talmud.



Le offese antisemite ingombrano il vissuto da bambina di Lea Polgar, e le ripercorre sul palco rispondendo alle domande della giornalista Caterina Doglio e dei Giovani per la Pace. “Gli ebrei hanno la coda” la deridevano i bambini. “I bagni di scuola devono essere disinfettati dopo che li usano gli ebrei” le spiegava la bidella. Una ferita grande che si aggiunge a quella determinata dall’esclusione dalla vita sociale per mezzo delle leggi razziste. Non solo l’espulsione da scuola e dagli ambiti lavorativi, ma anche divieti che oggi sembrano impensabili alla giovane platea che ascolta attentamente. “Nascondevamo il telefono sotto il cuscino. Solo dopo ho capito che non potevamo averlo”. Tutto diventava motivo per essere scoperti e segnalati dai delatori che ne traevano profitto. Sullo schermo lo hanno spiegato le immagini della mostra della Scuola della Pace sulle leggi razziste, che anche Lea Polgar ha visitato. 



“Le tue parole ci hanno commosso - ringrazia Eleonora dei Giovani per la Pace - e ci aiutano ad andare avanti per creare un mondo più giusto”. È un impegno che condividono i partecipanti a No Memory No Future che hanno salutato Lea con manifesti colorati e creativi con messaggi di pace. 
Le scuole di Roma sono infatti già all’opera per la campagna No Memory No Future con elaborati e brevi video su razzismo, antisemitismo, pace e violenza, che saranno premiati il 16 maggio a Piazza del Popolo nell’ambito della manifestazione musicale Play Music Stop Violence.

 


 

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