Assisi 2016, dono e gesto provvidenziali. La riflessione di Andrea Riccardi su Avvenire

Lo “spirito di Assisi” è stata la proposta dell’arte di vivere insieme, religiosamente fondata.

Lo “spirito d’Assisi” ritorna oggi ad Assisi, dov’è di casa. Da qui prese le mosse nel lontano 1986, trent’anni fa, al tempo della guerra fredda. Fu un’iniziativa personale audace di Giovanni Paolo II. Nella transizione del mondo, allora agli albori, papa Wojtyla aveva ben colto come le religioni potessero esercitare un ruolo di pace, ma anche come fossero tentate dalla santificazione dei conflitti e delle identità. Così invitò ad Assisi i leader religiosi del mondo non a discutere tra di loro, ma soprattutto a pregare per la pace. Era un’intuizione profonda: geopolitica e allo stesso tempo mistica. Giovanni Paolo II, nell’intervista a Messori, afferma a proposito delle religioni: "Tenterò di mostrare che cosa costituisce per queste religioni il comune elemento fondamentale e la comune radice". Ad Assisi, il Papa mostrò come l’aspirazione alla pace costituisse qualcosa di unificante tra le religioni, mettendo in luce come la preghiera è la radice della pace. Fu una svolta. A partire dalla preghiera si è sviluppato, negli anni, un cammino di dialogo ecumenico e interreligioso.

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