Nel ricordo di Modesta, nessuno è dimenticato. La liturgia di Santa Maria in Trastevere

Le immagini e il testo della predicazione. Nelle stesse ore, il ricordo anche a Barcellona.

La lunga lista dei nomi risuona nella basilica gremita. Per ogni nome che viene pronunciato c'è qualcuno che si alza, va ad accendere una candela. E qui si vede che attorno a  ciascuno di questi poveri, che tanti chiamano invisibili, si era creata una piccola o grande famiglia. Amici che non dimenticano. E che di quel ricordo hanno fatto un motivo di vicinanza a chi è senza casa.

La memoria di Modesta Valenti ha dato origine ad un movimento di solidarietà che ha raggiunto tanti luoghi e rappresenta una luce di bene in un mondo violento. Ieri, a Santa Maria in Trastevere, erano centinaia i poveri e i loro amici riuniti in preghiera. Contemporaneamente, a Barcellona, in Spagna, si svolgeva una celebrazione analoga. Nelle prossime settimane, saranno decine le liturgie in memoria di chi ha perso la vita per la durezza della vita in strada. Perchè di nessuno si perda il ricordo.

Nella basilica di Sant Just a Barcellona

La predicazione di mons. Vittorio Ianari a Santa Maria in Trastevere

Care sorelle e cari fratelli,
ci raccogliamo anche quest'anno, ed è il 35° anno che lo facciamo, in questa bella casa del Signore, oggi anche piena luce e di sole. E siamo in tanti a ringraziare il Signore per la sua vicinanza nella nostra vita e della sua amicizia.
Lui dall'alto assieme a sua madre, che accompagna la nostra preghiera anche con questa bellissima icona, ci ha visto entrare nella sua casa ed è contento di questo momento di preghiera e di ringraziamento al Signore, di festa e di memoria.
Questa liturgia infatti è memoria delle nostre sorelle e dei nostri fratelli che assieme a Modesta sono ora consolati dal Padre e che hanno camminato con noi nel tempo della loro e della nostra vita.

Così il Signore oggi ci accoglie e lo fa donandoci questo Vangelo, che ci parla di una giornata del Signore Gesù a Cafarnao, in questo piccolo centro del mare di Galilea. Questo è molto bello perché possiamo vedere Gesù in azione, possiamo vederlo da vicino, pur essendo passato tanto tempo da quando storicamente si svolsero quei fatti. Possiamo vedere da vicino la sua vita ordinaria ed anche le sue scelte, i suoi silenzi, i suoi gesti, le sue parole, vedere quello che per lui vale più di altre cose, quello che mette più avanti o mette più indietro.
Il Signore ci mostra questo perché noi possiamo imitarlo, perché possiamo vivere come lui, ma anche perché noi possiamo far crescere la nostra confidenza e fiducia, possiamo sentire con più certezza di poter contare su di lui. Ed ecco allora che in questo Vangelo ci appare subito un primo tratto.  Gesù è molto attento a chi è nel bisogno, a chi è malato. Dalla febbre della suocera di Simon Pietro, a tutti i malati che la sera gli portano sulla porta della città. Questo è un primo aspetto: Gesù è amico dei malati, non si volta dall'altra parte, Gesù guarisce.

Noi per nostra esperienza personale concreta sappiamo quanto questo sia vero. E non dobbiamo mai dimenticare, dobbiamo sempre ricordare al Signore i nostri cari, i nostri fratelli malati, i nostri fratelli nel bisogno. Dobbiamo ricordarci di presentarli a lui. Come avvenne quel giorno a Cafarnao, dobbiamo farlo così come ci insegna il Signore Gesù nel Vangelo, dobbiamo farlo con una preghiera coraggiosa, non timida, una preghiera forte e non fiacca, non pigra ma perseverante. A volte la nostra preghiera è un po' quando ci ricordiamo, oppure è timida. Al massimo mi spingo a chiedere al Signore di consolare quel fratello, quella sorella. Ma no, chiedigli la guarigione! Il Vangelo ci mostra delle figure che hanno questa preghiera coraggiosa. Quella donna emorroissa, malata da tanto tempo, che va e si fa largo, tenta in tutti i modi di toccare almeno il lembo del mantello di Gesù. Il Signore ci mostra anche una preghiera forte: è la preghiera di quel tale che riceve un suo amico nella notte ed è costretto e costringe anche l'altro a dargli quei pani, altrimenti non ha nulla da dare da mangiare a quell'ospite inatteso. Una preghiera perseverante è poi quella di quella vedova che deve insistere col giudice. Alla fine quel giudice, che pure resta duro di cuore, ma dice: "Va bene, ha talmente tanto insistito...". E Gesù commenta: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente." (Lc 18, 6-8)

Gesù non si tira indietro e ascolta la richiesta di guarigione che gli viene presentata. Gesù ascolta sempre, ma ascolta con particolare gioia la richiesta fatta con fede, cioè con coraggio, cioè con forza, cioè con perseveranza.  La nostra preghiera non deve essere come quelle onde leggere che arrivano a mala pena sul bagnasciuga, arrivano sì, ma subito finiscono. Gesù non si tira indietro, perché anche lui si rivolge con fiducia al Padre. Questo è uno dei tipici "segreti" del Vangelo, cioè dei segreti che in realtà sono molto manifesti. E' un segreto che ascolta solo colui che ha orecchie per intendere e apprezza solo colui che ha un cuore fiducioso nel Signore. E' il segreto di Gesù, che si rivolge al Padre sapendo che sarà ascoltato, lo vediamo qui proprio nel Vangelo che abbiamo letto. Gesù dopo questa giornata così intensa, significativa e piena di incontri, piena di guarigioni, si ritira tutto solo a pregare. Per poter accogliere le preghiere che gli vengono rivolte ha bisogno che la sua preghiera, che la sua confidenza, che il suo rapporto col Padre sia intenso, sia rinnovato, sia quella forza segreta che lo anima.

Quando Gesù sta per entrare nelle ore della Passione, nel Vangelo di Giovanni dice ai discepoli quello che avverrà: adesso voi vi disperderete, ognuno per conto vostro e mi lascerete solo. Ma io non sono solo, perché il Padre è con me. È questa la forza intima del Signore Gesù, quella forza che  comunica anche a noi suoi amici, quella forza che gli consente di non tirarsi indietro, di fronte alle domande di ogni tipo che lo raggiungono, quella forza che lo aiuta così come vediamo in questo Vangelo a vivere per strada, a vivere cercando, desiderando di andare in altre città, in altri villaggi. "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini" - dice ai discepoli - "perché io predichi anche là."
C'era un tale che gli dice: "Ti seguirò ovunque tu vada". Gesù lo guarda pieno di affetto ma gli dice: "Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il suo capo".

E vive per strada per incontrare, per ricevere le domande della gente, per parlare per insegnare. Anche in questo il Signore vuole esserci vicino, condividere la condizione, che è la condizione di vita di molti fra di noi, farsi compagno di strada e invitare tutti a seguirlo su questa strada.
Quella che viviamo è una stagione di freddo invernale e purtroppo ci sono stati dei nostri fratelli che sono morti a causa del freddo, dell'inclemenza del tempo. E non sempre la città e gli  uomini sanno essere ospitali, sanno essere solidali.
Ma sappiamo, e questo Vangelo ce lo conferma, che il Signore è per strada con noi. E con lui ci sono i suoi discepoli, ci sono coloro che vogliono essere compagni di strada del Signore. Lui per strada chiama NOI ad essere per strada con lui, ad essere noi coloro che rispondono alla domanda della gente, senza dire "Ci dovrebbe pensare un altro, ci dovrebbero pensare le istituzioni…".

Essere insieme, per essere col Signore per strada, capaci di incontrare con la forza che ci viene da lui, le domande dei nostri fratelli più nel bisogno. E Gesù sceglie di vivere così, per offrire a tutti sempre, amicizia, guarigione, Parola. Nasce povero, nasce all'aperto e vive tutta la sua esistenza terrena, senza altro riparo che lo stretto legame col Padre e l'affetto dei suoi amici. Tutta la sua esistenza dice questo: è l'amicizia il vero riparo, è l'amicizia il vero calore, è l'amicizia la vera sicurezza. E alla fine la vera ricchezza.

Quando i discepoli vanno a cercarlo perché avevano vissuto questa giornata straordinaria a Cafarnao e tutta la gente diceva: "Ma siete amici suoi?" E loro lo vanno a cercare. Gli dicono: "Tutti ti cercano!". Loro  volevano restare a Cafarnao, in modo che la gloria del Signore fosse anche un po' la loro, volevano starsene protetti in una situazione che ormai era loro molto più che favorevole. Ma Gesù dice loro: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!".
Care sorelle e cari fratelli, ecco allora perché questo Vangelo è un bel dono in questa giornata di ringraziamento al Signore, di festa, di amicizia, di memoria. È un bel dono perché ci mostra la strada su cui camminare. Torniamo a comprendere che su questa strada il Signore ci precede, il Signore l'ha aperta per noi e vuole che i suoi amici la percorrano, per incontrare insieme a lui chi è nel bisogno, chi è malato, chi ha necessità di essere ricco dell'amicizia nel Signore che ognuno può offrire. Così questo Vangelo fa ancora più bello questo nostro momento di preghiera, di memoria e di amicizia festosa.

Di questo rendiamo grazie al Signore, dal profondo del nostro cuore. Il Signore che cammina con noi, lungo i giorni della nostra vita, il Signore che è risorto conferma questa sua fedeltà quando dice: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo." (Mt 28,20)