Mauro Garofalo: ''Convincere questo mondo che la pace può nascere non con più armi, ma senza armi"

Testimonianza per la visita di papa Francesco alla Comunità per i 50 anni

Padre Santo,
mi chiamo Mauro, ho 41 anni e appartengo a quella generazione di europei che non ha mai conosciuto la guerra direttamente a differenza dei nostri nonni. Siamo nati e vissuti nella pace grazie alle visioni di uomini illuminati che hanno costruito il sogno europeo dopo due guerre mondiali. Ma facendo parte di una Comunità globale, che ha tra le sue P, quella della pace, anche io ho visto e toccato la guerra. Da qualche tempo mi occupo di varie situazioni di conflitto. Soprattutto della Repubblica Centrafricana dove ho conosciuto la grande sete di pace di questo popolo che ha tanto sofferto. Ho visto i centrafricani, gente mite abituata a vivere pacificamente tra etnie e religioni diverse, precipitare nel vortice della violenza. Ho visto un paese benedetto dalle ricchezze naturali sprofondare nella miseria e diventare un paese dov’è difficile comprare cibo e medicine, ma è sin troppo facile procurarsi armi per pochi dollari. Ho conosciuto un popolo buono, ostaggio della violenza e di traffici illeciti, tra cui quello delle armi.
Ero a Bangui durante la sua visita, quando tutto il popolo centrafricano ha gridato al cielo con Lei «Ndoye Siriri», pace e amore. Quell’invocazione concorde di pace, quella preghiera a Dio, ha liberato energie di riconciliazione e guarito i cuori di tanti dalla schiavitù, dall’odio e dalla diffidenza. Ho visto cristiani e musulmani, di nuovo insieme, accompagnarla per le strade di Bangui con rami di palma in mano. Un segno di pace nelle strade che fino a pochi giorni prima erano teatro di scontri violenti.
La Comunità ha voluto fare suo l’appello che da Bangui ha rivolto al mondo intero «A coloro che usano ingiustamente le armi di questo mondo [dico] deponete questi strumenti di morte!». Per questo dopo aver firmato qui a Roma un patto per la pace tra 14 gruppi armati e politici, abbiamo iniziato a lavorare sul terreno alla smilitarizzazione dei gruppi armati perché tanti tornino al lavoro e alle famiglie, e finalmente si viva insieme. Nella giustizia e nella sicurezza.
Nella savana ho incontrato gruppi armati fatti di giovani e giovanissimi armati fino ai denti, con occhi da bambini, ma nell’odio invecchiati e tristi, che non hanno mai conosciuto una scuola o un’educazione. Chi li ha armati? Non hanno mai avuto un libro o un quaderno, ma solo armi. È una follia troppo grande! Ho visto la gioia nei loro occhi alla proposta di lasciare le armi in cambio di lavoro o di formazione. Padre Santo dobbiamo tornare a convincere questo mondo che la pace può nascere non con più armi –come spesso ipocritamente e cinicamente si dice- ma senza armi. Le armi sono diaboliche. È necessario aiutare il mondo a disarmarsi, come stiamo facendo in Centrafrica. È la via della pace. Insieme alla preghiera, che ne è la radice. Questo posso testimoniare oggi davanti a Lei, dopo aver conosciuto la guerra e le sue amare conseguenze.