C'è un'Italia che non ha paura ma accoglie e integra chi fugge dalla guerra e arriva con i #corridoiumanitari

"Non è un’Italia della paura ma un’Italia che invece vuole proteggere: E' preoccupata, non di se stessa, ma degli altri. Da noi ci sono problemi ma chi viene dalla guerra ha problemi ben più gravi dei nostri". Lo ha detto all’aeroporto di Fiumicino il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che ha accolto 66 rifugiati siriani giunti con i Corridoi umanitari, assieme al vice ministro degli Esteri, Mario Giro, a Paolo Naso, in rappresentanza della Federazione delle chiese evangeliche e delle chiese metodiste e valdesi, e a Donatella Candurra, del ministero dell’Interno.
"La guerra in Siria non è finita - ha aggiunto Impagliazzo - il dramma dei profughi in Libano è presente; sono migliaia che aspettano lo status di rifugiato: per le persone particolarmente vulnerabili come donne con bimbi, anziani, malati, era necessaria una risposta più urgente, quella dei Corridoi umanitari che danno protezione umanitaria nel nostro Paese. Mostrano come l’Italia abbia tante energie, di bene e di pace, nei suoi cittadini, nelle associazioni, nelle parrocchie, nelle realtà  cattoliche e protestanti. Tutto questo crea non solo accoglienza ma integrazione: E' questa la vera risposta, integrare chi fugge dalla guerra".
"Sono tante le famiglie, in tutte le regioni italiane, disposte ad accogliere – ha concluso Impagliazzo – e ciò è molto bello. E’ un forte desiderio di dare risposte umanitarie, che si moltiplicano, ad una crisi drammatica e che non finisce. Il tam tam dell’accoglienza precedente è stato talmente positivo che altri, liberamente, hanno deciso di accogliere". "Non dimentichiamo la guerra nel vostro Paese – ha detto a sua volta Mario Giro, rivolgendosi ai rifugiati – e ci sentiamo responsabili, come italiani, europei, occidentali, perchè questa guerra tremenda, che dura da 7 anni, non è stata fermata: i Corridoi umanitari sono una luce di speranza. Siate per noi la memoria del vostro Paese ogni giorno, con i sorrisi e le speranze di oggi".
Gioia e sorrisi sui volti di tanti bambini, con i palloncini in mano che gridano "Viva l’Italia!". Sono 21 minori sotto i 14 anni fuggiti dalla guerra e dalle sofferenze, e provenienti da realtà come Homs, Aleppo, Idlib, Damasco. Si tratta del dodicesimo arrivo di profughi, con 22 voli complessivi, dall’inizio (4 febbraio 2016) del progetto dei Corridoi Umanitari, promosso da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Dopo mesi, spesso anni, trascorsi nei campi profughi in situazioni di estrema precarietà e senza possibilità  di frequentare la scuola per i bambini, i rifugiati sono ora accolti nel nostro Paese, grazie "alla generosità  di tanti italiani" che hanno offerto le loro case, e di associazioni, parrocchie, strutture diaconali. Gli ultimi arrivati saranno smistati tra Lazio, Campania, Sicilia, Lombardia e inseriti in percorsi di integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e dall’inserimento lavorativo. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso.
"Voglio dedicare l’arrivo di oggi a due bambini: Miracle, il neonato nato nei giorni scorsi in acque internazionali da una donna soccorsa da una nave della marina italiana, strappato alla morte e trasferito a bordo dell’Acquarius – ha detto all’accoglienza Paolo Naso, della Federazione delle chiese evangeliche, metodiste e valdesi - ed il piccolo Judd, di 5 mesi, arrivato qui oggi grazie al coraggio del papà, riuscito a fuggire dalla guerra: Judd è arrivato in sicurezza, diversamente da Miracle. Non ha rischiato la vita. E’ questo che vogliamo, grazie ai Corridoi umanitari, una buona pratica che si sta allargando in Europa e va continuata nei prossimi mesi ed anni".

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