"Non si può morire per un no" Dal ricordo di Modesta l'appello alla città per una cultura dell'accoglienza, perchè ci sia posto per tutti

Hanno tenuto in mano ognuno una gerbera colorata i tanti che hanno partecipato alla celebrazione commemorativa di questa sera, 31 gennaio, che ha avuto luogo alle 19 presso il binario 1 della Stazione Termini. Tutti stretti intorno a Modesta Valenti, la donna senza fissa dimora che 36 anni fa morì proprio alla stazione dopo ore di agonia, perché, essendo sporca ed avendo i pidocchi, l'ambulanza si rifiutò di caricarla per portarla in ospedale. Il giorno dopo, i giornali la definirono semplicemente «una barbona non identificata».

La preghiera di fronte alla targa che ricorda l’anziana 71enne originaria di Capodistria, come ogni anno è stato voluta e curata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Ferrovie dello Stato italiane, per non dimenticare chi vive per strada in povertà estrema, esposto al freddo dell’inverno e all’indifferenza.

Riccardo Pozzi, direttore Centrale Risorse Umane e Organizzazione delle Ferrovie dello Stato Italiane, ha sottolineato come il livello di povertà sia aumentato in Italia e ciascuno ha una reponsabilità, quella di non lasciare le persone da sole e di rendere le stazioni luoghi dove poter trovare aiuto. Don Benoni Ambarus, direttore della Caritas romana ha detto: "Non siamo qui per vivere nessun senso di colpa, ma è l'occasione per dire oggi posso fare qualcosa perché non si realizzino più cose del genere. Oggi Modesta come ci guarda? Lasciamoci guardare da Modesta per prenderci l'impegno di uno sguardo diverso su ogni essere umano, soprattutto sui dimenticati, sugli ultimi, sui trasparenti del nostro mondo."
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha detto: "Il ricordo di Modesta di questa sera è divenuto un luogo sacro. Questa donna ci ricorda una donna caduta per l'inaccoglienza e l'indifferenza. Non trovò una città che l'accogliesse. Modesta ci ricorda che si può morire per un no. Noi vogliamo ogni giorno invece dire dei si, dei si all'accoglienza. Modesta ci aiuta a ricordare i tanti morti di freddo questo inverno, ben 12. È il segno di una città dove non c'è spazio per tutti, e questo è molto grave. Tutti non vuol mai dire troppi, tutti vuol dire tutti. Mi appello a chi ha responsabilità politiche, civili e sociali perché si agisca in fretta perché ci sia spazio per tutti."
Impagliazzo ha proseguito ricordando i nomi delle 12 persone morte dall'inizio dell'inverno.
"12 vite strappate" continua Impagliazzo "il loro nome suscita ogni anno tante domande e apre nuove strade, per esempio, strade di collaborazioni tra persone, tra associazioni in nome dei senza fissa dimora. Il ricordo suscita anche l'idea di trovare delle soluzioni, delle novità. Tanti che venivano considerati invisibili, hanno trovato una casa, un lavoro, affetto e amicizia. Modesta e tanti senza fissa dimora uniscono tante persone ed oggi Modesta esiste, Modesta ha un nome ed il nome di tanti".

La cerimonia di oggi è solo il primo appuntamento della Comunità di Sant’Egidio per non dimenticare chi vive in strada; Il prossimo è fissato per domenica 3 febbraio, quando i senza dimora di Roma, i volontari loro amici e tutti coloro che vorranno unirsi si incontreranno alle 12 a Santa Maria in Trastevere per una solenne celebrazione in cui verranno ricordati i nomi di quanti, come Modesta, sono morti per la strada negli ultimi anni.

Nelle settimane seguenti, il ricordo di Modesta verrà celebrato in diverse parrocchie e luoghi di preghiera di Roma e di altre città. (Gli appuntamenti)


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