"Amerai lo straniero come te stesso": omelia del pastore François Clavairoly, presidente della Fédération Protestante de France

Omelia del pastore François Clavairoly, presidente della Fédération Protestante de France

Levitico 19,1.34

Fratelli e sorelle,
Vorrei dirvi tutta la mia gioia di essere con voi questa sera e vorrei trasmettervi i saluti fraterni dei protestanti di Francia. Sono qui tra noi alcuni membri della delegazione della Fédération Protestante de France. Ne approfitto per salutare Andrea che ci accoglie questa sera e saluto Mario e tutti gli altri che ci hanno fatto visitare delle cose straordinarie e queste cose straordinarie sono Sant’Egidio. Noi abbiamo insieme un piccolo pezzo di storia in comune e per me è qualcosa di molto, molto importante.

Questa sera ho scelto per voi un piccolo verso del Levitico e vorrei offrirvelo come un regalo. Nel libro del Levitico c’è una frase che Gesù ha ripreso; ha detto, citando il Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questa frase favolosa ha attraversato i secoli. “Amerai il tuo prossimo come te stesso” è il Vangelo di Gesù Cristo. Ma il Vangelo di Gesù Cristo è ancora più grande di questa frase, perché arriva al mondo intero. E ne approfitto, dunque, per salutare i vescovi dell’Indonesia, dunque un vicino, un Paese che è proprio accanto all’Italia! In questa chiesa c’è veramente il mondo intero!

E dunque la frase che vorrei lasciarvi è questa: “Amerai lo straniero come te stesso”. E mi sono domandato chi è questo straniero e vi propongo in poche parole di dirci chi è questo straniero. “Amerai lo straniero come te stesso”: amerai lo straniero che sei tu stesso ai tuoi propri occhi. Accade nelle nostre vite personali che noi siamo stranieri a noi stessi, con storie complicate, difficili, dolorose. Amare se stessi come uno straniero, che bisogna accogliere, malgrado la sua estraneità.

E poi il secondo straniero è l’altro, il diverso, è colui che non ha la stessa cultura, la stessa lingua, lo stesso colore della pelle, è colui che non si guarda, perché se ne  ha un po’ paura. Sapete, è colui davanti al quale si abbassano gli occhi o davanti al quale  si cambia di marciapiede, ma la Comunità di Sant’Egidio da cinquant’anni ci ha insegnato a non abbassare gli occhi e a non cambiare di marciapiede. E tutto questo Vangelo di Gesù Cristo, che ci dice di amare lo straniero come noi stessi, ci invita a guardare l’altro, il diverso, come un essere da amare.

E poi c’è un terzo straniero: dopo se stessi, dopo l’altro, il diverso, credo che ci sia Dio stesso, che è anche un po’ straniero, strano, un Dio che invece di restare in alto nel cielo, invece di occuparsi degli angeli che cantano la sua gloria intorno al trono, ha deciso di venire incontro a noi, un Dio che viene personalmente. Molti dei nostri contemporanei non conoscono questo Dio, questo Dio strano, straniero alle nostre idee. Questa sera vorrei solo invitarvi a pensare a questo: quando voi pregate Dio, quando leggete i testi biblici che parlano di Lui, quando parlate di Dio con altri, siete invitati ad amare qualcuno che è veramente diverso, un Dio che ha lasciato il trono della gloria, che ha lasciato un po’ in disparte gli angeli e che è venuto nel nostro cuore e venendo nel nostro cuore, noi possiamo allora riconoscerlo nel cuore di chiunque. Vi invito a fare soltanto un piccolo gesto, guardare il vostro vicino a sinistra, solo uno sguardo, il vostro vicino a destra, ma solo uno sguardo, non più di un secondo, altrimenti è un’aggressione, ma guardandolo un secondo, non di più, voi amate lo straniero, l’altro, il diverso, voi amate presso di lui questo Dio strano, straniero, che abita nel suo cuore, e allora potrete amare voi stessi come voi siete.
Nel nome di Gesù Cristo, Amen.