Dai Corridoi umanitari, un fiume di solidarietà italiano ed europeo: "Morire di speranza" in 23 città e presto nuovi arrivi in Italia e Francia

"Ricordiamo quelli che oggi non ci sono più perché hanno affrontato i viaggi della morte, sono nella nostra preghiera. Quanti non ci sono più perché finiti nelle mani dei trafficanti di essere umani. La morte in mare non può essere una opzione per l’Europa, i corridoi umanitari sono l’unica opzione per noi".

Con queste parole, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, accoglieva i profughi siriani provenienti dal Libano con il corridoio umanitario del 4 giugno.

Una memoria che è stata celebrata, con commozione ma anche con grande precisione, nelle decine di veglie "Morire di speranza"  (più di 20 fino ad ora, ma ne sono previste altre) in città italiane, in Spagna, Belgio, Ungheria. I nomi delle persone morte, ricordati uno per uno insieme alle comunità dei paesi di provenienza, hanno ribadito che "le morti in mare non sono una statistica, ma una tragedia dell'umanità".

L'arrivo, nei prossimi giorni, di altri corridoi umanitari - dal Libano verso l'Italia e verso la Francia - sono una conferma di quanto l'umanità e l'accoglienza siano non solo sentimenti, ma impegno condiviso da tanti.

Giovedì 27 giugno a Roma verranno accolti 77 profughi siriani.

Lo stesso giorno i corridoi umanitari portano a Parigi in salvo altri 23 profughi, sempre dalla SIria.

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