"Poveri sono quelli che non hanno il diritto di avere diritti": Padre Gustavo Gutiérrez a colloquio con Andrea Riccardi

Cronaca dell'incontro sul tema "I poveri e la Chiesa"

Andrea Riccardi e padre Gustavo Gutiérrez, teologo peruviano considerato il padre della "teologia della liberazione", hanno dato vita ad una intensa conversazione sul tema “la Chiesa e i poveri”, davanti a un pubblico folto e attento.

Tanti i temi trattati da colui che Papa Francesco ha definito recentemente come l’”enfante terrible” che ci ha fatto scoprire i poveri, ma soprattutto una teologia che scende nella concretezza della vita delle persone, in particolare dei poveri.

Andrea Riccardi ha introdotto la conversazione ricordando come quella di Padre Gutierrez sia stata la vita di un pastore in mezzo alla sua gente e di uno studioso che ha proposto una teologia legata alla storia, al suo popolo e in particolare ai poveri. Ed inoltre ha ricordato citando l’opera di padre Gutiérrez come “non si può fare teologia senza contesto e senza esperienza della vita degli altri".

Padre Gutiérrez, rispondendo alle domande di Andrea Riccardi e successivamente anche dei partecipanti, ha ripercorso alcune fasi della sua vita, come la partecipazione al Concilio Vaticano II e alle Conferenze Episcopali dell’America Latina (in particolare Medellin nel 1968) sottolineando anche i momenti difficili passati a causa della discussione nata attorno ai suoi libri sulla teologia della Liberazione. Alla domanda diretta “Cos’è la teologia della liberazione?” padre Gustavo ha risposto” è soprattutto il primato dei poveri. E povero è colui che non ha il diritto di avere diritti”.

Il colloquio

Gutiérrez è partito dalla propria esperienza di studente in medicina, giovane idealista che sognava di essere vicino alla sofferenza umana, ma anche al disagio sociale. E’ in quegli anni e in quel contesto che matura la sua vocazione, che gli fa scegliere per il sacerdozio. Prete novello di una Chiesa “verticale” quale quella peruviana, guarda con speranza al Concilio, in particolare ascoltando il papa proporre di mettere a tema dell’assise i poveri e la povertà. Un’idea che non sarebbe stata del tutto al centro del Vaticano II, ma avrebbe comunque ispirato e coinvolto la conferenza dell’episcopato latinoamericano a Medellín, in Colombia, nel 1968, mettendo in crisi un atteggiamento che considerava sufficiente l’andare a messa per essere buoni cristiani. Negli anni successivi p. Gutiérrez lavora alla teologia della liberazione, un percorso che avrebbe portato a molti problemi con dei settori della Chiesa, ma anche attirato tanta gente e condotto pastori e semplici credenti a testimoniare la propria fede fino al martirio.

“La centralità del povero è l'affermazione fondamentale della teologia della liberazione”, ha spiegato Gutiérrez. La teologia della liberazione è nata dall’impegno diretto con i poveri - “Non sono mai stato professore di teologia”, ha rivendicato l’anziano domenicano, “Sono stato parroco e prete” -, dal confronto tra fede cristiana e povertà. E, certamente, da tutto questo sono sorte delle difficoltà: “Talvolta è stata dura. Ma la scelta è stata quella di lavorare nella Chiesa, dall’interno. Ed ora molto è cambiato”, ha chiosato Gutiérrez.

“Il mio è stato un contributo. Altri contributi sono venuti e verranno. E’ la Chiesa che cammina, e non cammina dietro al libro di un parroco”. Ma era ed è necessario guardare ai poveri: “Il povero è colui che non ha diritto di avere diritti. Il lavoro con i poveri richiede invece che essi si rendano conto di essere cristiani - chi lo è - e di essere degli esseri umani. L’elemosina, che ha avuto uno spazio eccezionale nella storia della Chiesa, ha finito il suo tempo, almeno in parte. Anche perché la povertà ha delle cause, da affrontare, perché le cose possano cambiare. Occorre essere voce dei senza voce, lottare perché i senza voce comincino ad avere voce. Una lotta che continua, perché la povertà è ancora presente nel mondo e ha radici in un’economia spietata, ‘di morte’, come ha detto papa Francesco”.
“Certo, si dice ‘La Chiesa ha scelto per i poveri, ma i poveri hanno scelto le sette’”. “E’ vero”, continua Gutiérrez, “ma questo non vuol dire che la scelta per i poveri non sia stata giusta. E non toglie che l’idea di una teologia della prosperità sia un grande inganno nei confronti dei poveri. E’ che ci muoviamo in grande ritardo. Il papa attuale affronta - come deve fare - la situazione ingarbugliata che ha trovato nella Chiesa e prova a cambiare molte cose. Ha saputo prendere la strada giusta e va sostenuto in questo cammino”.

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Chi è Gustavo Gutiérrez Merino

Gustavo Gutiérrez Merino, nato a Lima, in Perù, nel 1928, è un sacerdote domenicano considerato il fondatore della "teologia della liberazione".
Autore di numerosi volumi e di ancor più numerosi articoli sulla rivista "Concilium" e altrove, Gutiérrez ha unito l'attività accademica e di ricerca alla concreta vicinanza alle "comunità ecclesiali di base" latinoamericane.
La sua opera fondamentale è "Teologia della liberazione" (1971), che insiste sulla necessità di un percorso, scritturisticamente fondato, che porti alla liberazione integrale - tanto spirituale quanto sociale - dei popoli e dei poveri.
Le sue tesi, che hanno conosciuto grande successo in diversi settori della Chiesa latinoamericana e mondiale, hanno suscitato però anche larghe opposizioni, in particolare durante il pontificato di Giovanni Paolo II.

In un'intervista di alcuni anni fa Gutiérrez ha detto di sé e della teologia a cui ha lavorato: "Il povero è ai margini, non conta nulla. Senza la solidarietà, la fragilità non troverà mai risposta. Come in tutto il mondo l'egoismo e l'individualismo stanno penetrando il mondo cristiano. Per questo solidarietà vuol dire giustizia. [...] Non tutti sanno che la mia prima preoccupazione è il lavoro pastorale. Da anni lavoro nella stessa parrocchia, in una zona vecchia e molto povera di Lima. In altri termini, il lavoro intellettuale non è la mia principale preoccupazione. [...] La teologia della liberazione è nata dal confronto tra la fede cristiana e la povertà. La povertà è presente nel mondo e la Bibbia, la fede cristiana e il messaggio evangelico hanno una parola da dire su questo. Cosa è importante? L'opzione preferenziale per il povero. Oggi si chiama così, ma l'idea è molto vecchia. Questo è il centro della teologia della liberazione. La preferenza di Dio per i poveri e gli abbandonati si manifesta lungo tutta la Bibbia. La centralità del povero è l'affermazione fondamentale della teologia della liberazione. Ma noi non abbiamo fatto altro che ricordare l'affermazione della Bibbia. [...] Amo la Chiesa, perché è il mio popolo, è la mia vita. Per me scrivere della teologia della liberazione è scrivere una lettera d'amore al Dio in cui credo, alla Chiesa che amo, al popolo a cui appartengo. Le lettere non possono essere tutte uguali, ma l'amore è lo stesso".