La solidarietà non è per una stagione soltanto. Un futuro in Italia per i profughi di Lesbo incontrati da Sant'Egidio e elemosiniere della Santa Sede

L’Elemosineria Apostolica ha diffuso lunedì un comunicato stampa in cui annuncia che papa Francesco, rinnovando l’impegno già preso nel 2016 - l’accoglienza in Italia di tre famiglie di profughi del campo di Moria, sull’isola di Lesbo -, ha chiesto al card. Krajewski di recarsi di nuovo nell’isola greca per accompagnare a Roma 43 richiedenti asilo (di 33 è previsto l’arrivo il 4 dicembre, di altri dieci fra qualche giorno) provenienti dall’Afghanistan, dal Camerun e dal Togo.

Come già tre anni fa, anche in questo caso, se i costi del sostentamento saranno a carico della Santa Sede, la gestione dell’ospitalità e il percorso di integrazione verranno seguiti da Sant’Egidio.
Per la Comunità sarà un modo di riannodare i fili di un’amicizia divenuta più forte e coinvolgente l’estate scorsa. Tra il 20 luglio e il 31 agosto, infatti, 150 volontari, giovani e adulti, avevano trascorso parte delle loro vacanze insieme ai profughi che vivono nei campi di Lesbo e di Samo.
I volontari avevano avviato corsi di inglese, aperto laboratori dedicati a varie attività professionali, svolto animazione per i numerosi bambini presenti nei campi, portato avanti un “ristorante” serale gratuito in cui la cucina italiana e quella dei richiedenti asilo e dei migranti si erano felicemente e saporitamente contaminate. L’obiettivo era quello di mantenere viva la speranza per chi era fuggito dalla guerra o da condizioni di vita insostenibili e si ritrovava in una sorta di “limbo” in cui non si può far altro che aspettare.

Li abbiamo accolti in uno spazio dove hanno potuto giocare, cantare, disegnare”, aveva raccontato una dei volontari, che si era occupata dell’animazione con i minori: “Gli abbiamo fatto trascorrere delle giornate come bambini ‘normali, perché la vita nel campo non è qualcosa di normale. Non si può stare per 24 ore in una tenda di due metri quadri”.
Un altro aveva sottolineato: “Ci raccontano del loro viaggio, dei loro sogni, di vite spezzate. Spesso hanno solo bisogno di essere ascoltati”.
Quell’esperienza ha lasciato il segno in chi si è recato a Lesbo o a Samo e ha appassionato tutta la Comunità. È stata un’estate di solidarietà e di allargamento di orizzonti. Ma quell’incontro non è destinato a restare il ricordo di una stagione ormai passata. In estate si è seminato un seme d’incontro e di amicizia che vuol crescere e dare frutti. Nel ricordo, nell’accompagnamento, nel lavoro perché gente che ha già sofferto così tanto non sia condannata a restare indefinitamente confinata in un’isola del Mediterraneo.

L’arrivo dei primi profughi, appunto il 4 dicembre, sarà uno di questi frutti, e la conferma del fatto che nessuno è stato dimenticato. L’estate della solidarietà si prolunga ancora, in questo grigio e umido autunno, come un segno di Avvento, come la promessa di un futuro migliore.

 



Alle 10.30 di mercoledì 4 dicembre è previsto un benvenuto ai profughi in arrivo da Lesbo e una conferenza stampa all’interno dell’aeroporto, con arrivo per i giornalisti entro e non oltre le 9.30 alle partenze del Terminal 3 di Fiumicino (porta 3, accanto all’ufficio informazioni) per essere accompagnati nel luogo della conferenza.
 
Interverranno
il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità,
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

 
Sarà presente il prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno