A Genova festa per la Scuola di lingua e cultura italiana di Sant'Egidio, "porta aperta" per l'integrazione

Arrivare in un paese senza conoscere la lingua ti fa sentire ancora più straniero. Non ti riesci a relazionare con nessuno”. Astrit racconta quanto la Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio a Genova abbia rappresentato per sé e per molti una “porta aperta, dove chi entra non è più straniero, ma un amico e un fratello”. Arrivato alla Scuola a 15 anni, si è di recente laureato in Giurisprudenza.

La cerimonia di consegna degli attestati delle cinque scuole genovesi è stata occasione domenica scorsa per dar voce all’Italia delle “porte aperte” che accoglie, ascolta le storie dei migranti e raccoglie le speranze dei giovani.
Nashwa, venuta da Aleppo con il marito e le due figlie, racconta la drammatica situazione della Siria, dove aveva perso la speranza. “Quando sono arrivata in Italia mi sono sentita al sicuro. Spero di riuscire presto ad aiutare il paese che mi ha portato al sicuro con la mia famiglia”. È il desiderio di integrazione di una famiglia arrivata con i corridoi umanitari, la via legale e sicura per l’Europa, promossa da Sant’Egidio e Chiese protestanti.

Alla Scuola imparare la lingua e la cultura italiana significa anche apprendere il linguaggio della solidarietà, nel nuovo paese in cui si vive. Insegnanti aggiuntivi in questa “materia” sono anziani e persone con disabilità, con i quali gli studenti hanno stretto un’amicizia e che festeggiano insieme a loro la consegna degli attestati, nuovo passo di un percorso di inclusione in cui tutti, europei e nuovi europei, sono reciprocamente coinvolti.