Un ponte di umanità attraverso le sbarre del carcere: la pandemia non ha fermato la solidarietà

Anche da parte dei detenuti espressioni di sostegno ed iniziative per i più fragili

La pandemia non ha interrotto l’amicizia che da anni lega la Comunità di Sant’Egidio alle persone che vivono nelle carceri in Italia e in altre parti del mondo. Quando sono state sospese le visite, abbiamo voluto rispondere a una pressante domanda di non essere dimenticati cercando delle possibilità di ‘forzare le sbarre’, soprattutto quelle invisibili dell’isolamento che sono le più pesanti.
Le lettere sono state il primo strumento per far giungere la nostra vicinanza, per capire e rispondere alle paure e ai turbamenti di chi vive in carcere, per rinsaldare i legami con il mondo esterno e con i propri familiari.

Non è mancata da parte dei detenuti la solidarietà, soprattutto la preoccupazione per gli anziani per le notizie che arrivavano attraverso i telegiornali “Questo virus ha fatto tanto male, tanti anziani morti dentro questi lagher vestiti da case da riposo”, “Prego per la mia nonna di 95 anni che vive in una casa di riposo”, “Prego soprattutto per gli anziani, visto quanto sta succedendo nelle Rsa”,  “Non posso non esprimere preoccupazione per quello che sta accadendo e per tutte le persone indifese che si ritrovano di fronte a un’ennesima guerra. Naturalmente parlo degli anziani, ma da che mondo è mondo l’amore di Dio ha vinto, vince e vincerà”.  “Gli anziani sono a rischio molto più di tutte le altre categorie sociali ed io mi deprimevo pensando solo a me e alla mia condizione di detenuto!”.

Tanta la paura per i propri familiari, soprattutto quelli più lontaniOggi ho telefonato alla mia famiglia in Egitto e mi hanno detto che anche lì sono chiusi in casa”.
Parole di sostegno verso chi vive per strada
: “Anche la gente fuori soffre, prego per tutte quelle persone che sono in mezzo alla strada”, “Che Dio ci protegga dal coronavirus e che l’Italia e tutti ricominciamo una vita nuova senza più sbagli. Vorrei tanto essere con voi per aiutare chi sta in mezzo alla strada”.
Oltre alla carezza delle parole abbiamo voluto far arrivare a tutti il nostro affetto organizzando ripetute distribuzioni di generi per l’igiene personale, mascherine, disinfettanti, schede telefoniche, carta da lettera e buste affrancate, dolci per la Pasqua e la festa dell’Eid, indumenti.Un impegno di solidarietà che ha attraversato l’Italia con distribuzioni negli istituti penitenziari di  Novara, Vercelli, Genova, Lucca, Terni, Roma, Cassino, Civitavecchia, Latina, Napoli e altre sono in corso proprio in questi giorni. D’altra parte l’impoverimento di tanti in questo tempo di pandemia ha pesato anche sulle famiglie di chi è carcerato e ad alcuni è venuto meno quel sostegno necessario per tirare avanti che arriva generalmente attraverso i pacchi dei parenti.

Dal carcere stesso sono partite iniziative a sostegno di chi è più in difficoltà o impegnato nella lotta contro il Covid-19: i detenuti della Gorgona hanno offerto prodotti da loro coltivati per gli indigenti di Livorno, a Rebibbia sono state raccolte offerte in denaro per l’ospedale Spallanzani e il Policlinico Gemelli, a Rovigo la Polizia penitenziaria ha donato cibo per i poveri. La solidarietà è stata il ponte che ha unito il mondo fuori a quello dentro il carcere e che ha dato dignità a chi troppo spesso è isolato e dimenticato.