La casa che cura e guarisce. Uno studio scientifico sulla Villetta della Misericordia ne prova il valore terapeutico nel contrasto all'alcolismo degli homeless

"Una sfida vinta contro la cultura dello scarto". Così mons. Galantino, presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), ha definito l'esperienza della Villetta della Misericordia, la struttura nata nel 2016 all'interno del Policlinico Gemelli, grazie alla collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, il Policlinico Gemelli, l’università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto Toniolo di Studi Superiori.

La Villetta ospita una ventina di persone senza dimora, molti dei quali "approdati" alla Villetta con seri problemi di salute legati all'alcolismo. Problemi che si sono andati risolvendo, grazie alla sinergia tra le cure e la nuova condizione di vita. Che risulta determinante, sostiene uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica "Alcohol and Alcoholism", organo ufficiale della European Society for Biomedical Research on Alcoholism".

Lo studio, unico nel suo genere, condotto da un gruppo guidato dal prof. Addolorato, ha per titolo  “Make Mission Impossible Feasible:The Experience of a Multidisciplinary Team Providing Treatment for Alcohol Use Disorder to Homeless Individuals”, ovvero: "La missione di rendere fattibile l'impossibile: l'esperienza di un gruppo multidisciplinare per il trattamento dell'abuso di alcohol in persone senza dimora".

"I risultati di questo esperimento medico-sociale rimuovono il pregiudizio che queste persone non siano recuperabili. Questo studio, ora pubblicato su una rivista scientifica internazionale, toglie dunque qualsiasi alibi a chi ritenga che trattare un disturbo di abuso di alcol in un homeless sia un’utopia. Abbiamo dimostrato non solo che è fattibile, ma che ha un impatto davvero importante perché, a parità di quantità di alcol assunta, un paziente che vive per strada, muore di più".

È l'integrazione la chiave del progetto: quella tra i volontari di Sant'Egidio, i medici, il personale sanitario e le istituzioni sul territorio. La presenza costante nella casa di amici che gratuitamente offrono - e ricevono - amicizia, è quel "valore aggiunto" che va a sostenere il percorso clinico di recupero.

"Queste persone - prosegue lo studio - oltre a essere curate, vanno reintegrate, da un punto di vista lavorativo e abitativo. E la maggior parte dei nostri pazienti ha trovato sia una casa, che un lavoro. Insomma, abbiamo dato loro la possibilità di iniziare una nuova vita e di riprendersi la propria dignità di uomini e donne”.

La notizia sul sito del Policlinico Gemelli

L'articolo:  Alcohol and Alcoholism: Make Mission impossible Feasable