I Rom, un popolo "straniero" da 600 anni in Italia

La prima presenza documentata risale al 18 luglio 1422

Nella Cronaca di Bologna del 18 luglio 1422, riportata da Antonio Ludovico Muratori nella Rerum Italicarum Scriptores del 1871, si racconta l’arrivo a Bologna di un certo Duca Andrea assieme a circa cento persone del suo popolo. Si tratta del più antico documento che attesta la presenza di Rom e Sinti nel nostro Paese: “Anno Christi MCCCCXXII. A dì 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto il quale aveva il nome di Andrea e venne con donne, putti ed uomini del suo paese e potevan essere ben cento persone… quando arrivarono in Bologna arrivarono alla porta Galeria, dentro e fuori, e dormivano sotto i portici, salvo il duca che alloggiava nell’albergo del re. Stettero in Bologna quindici giorni. In quel tempo molta gente andava a vederli per rispetto della moglie del duca che sapeva indovinare e dire quello che una persona doveva avere in sua vita e anche quello che aveva al presente e quanti figlioli avesse e se una femmina era cattiva o buona, e altre cose…”

L’arrivo di questo popolo suscitò inizialmente un atteggiamento solidale della popolazione locale. La stessa cronaca ci riferisce che “fin dal loro arrivo in Bologna questi “egiziani” venivano aiutati ovunque poiché si dicevano pellegrini penitenti che avevano trasgredito le leggi della Chiesa. Essi raccontavano che il re d’Ungheria Sigismondo aveva occupato il loro paese, li aveva costretti al battesimo e, inoltre, li aveva obbligati ad una singolare penitenza: dovevano viaggiare per sette anni e arrivare fino a Roma per ricevere l’assoluzione dal papa. (Martino V). A questo scopo avevano ricevuto dal re Sigismondo un salvacondotto che garantiva loro libera circolazione e protezione.

Il 18 luglio 2022 il Comune di Bologna, in accordo con la Regione Emilia-Romagna e le associazioni Rom e Sinti, ha collocato sotto l’arco di Porta Galliera una targa dedicata alla plurisecolare presenza di questo popolo nel nostro Paese, in memoria di dei seicento anni trascorsi dal 18 luglio 1422.

SEI SECOLI DI PRESENZA ROM IN ITALIA
Sono dunque sei secoli che i popoli romaní (Rom, Sinti e Caminanti) sono presenti nel nostro Paese. Si tratta di una minoranza etnica e linguistica che non è stata ancora riconosciuta in Italia. Uno dei principali problemi con cui ci si scontra nell'affrontare le questioni che riguardano le popolazioni Rom, è quello dell'assenza di dati certi. Questo gap non è una specificità italiana ma è anzi una difficoltà comune a gran parte dei paesi europei. Non esistono dati certi sul numero della popolazione Rom presente in Italia e in Europa, sul livello di istruzione e di disoccupazione, sull'aspettativa di vita e sulla mortalità infantile, sulla situazione abitativa e sul tasso di disoccupazione, sulla percentuale di stranieri e apolidi e sull'accesso ai servizi sociali, sanitari e di welfare. Non si conosce il reddito medio o il grado di integrazione.

ALCUNE CIFRE:
Secondo il Consiglio d'Europa, la loro presenza in Italia varia dalle 110.000 alle 170.000 unità, di cui circa 70.000 con cittadinanza italiana, quindi circa lo 0,25% della popolazione, una tra le percentuali più basse registrate in Europa. Tra i rom stranieri almeno il 50% è presente in Italia da oltre 20 anni. Il 50% dei rom stranieri che vivono in Italia proviene dalla ex Jugoslavia, il restante dalla Romania, con presenze minori da Bulgaria, Albania e Polonia. Circa il 55% dei rom che vivono nel nostro paese ha meno di 18 anni. Le regioni d’Italia dove la presenza rom è più significativa sono il Lazio, la Campania, la Lombardia e la Calabria. Nel Lazio un quarto dei rom abita in campi ufficiali, tollerati o spontanei (spesso vere e proprie bidonville).

UN POPOLO ETERNAMENTE STRANIERO
Si tratta di una popolazione che ha da sempre suscitato umori contrastanti e che è stata oggetto ripetutamente di discriminazioni, fenomeni di antiziganismo e di tentativi di annientamento. Rom e Sinti furono sterminati durante la Seconda Guerra mondiale ad opera della Germania nazista: oltre 500.000 persone perirono durante il “Porrajmos” il genocidio perpetrato dai nazisti a danno di questa popolazione. Per quanto riguarda la persecuzione dei Rom in Italia ad opera del regime fascista, i dati storici raccolti sono scarsi tanto da non permettere ancora di stabilire con certezza come e in che misura il popolo romanò sia stato perseguitato in Italia. Rom e Sinti furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone (convento di San Berardino), Berra, Bojano (capannoni di un tabacchificio dismesso), Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu e nelle Tremiti. Si trattava di Rom italiani così come appartenenti ad altre nazionalità, in particolare Rom slavi, fuggiti in Italia a seguito delle persecuzioni in patria.