OMELIE

A un anno dalla guerra in Ucraina: possa la nostra preghiera spostare le montagne di odio e di rancore, cambiare una geografia di guerra in una geografia di pace.

Meditazione di Andrea Riccardi sul Vangelo di Matteo (Mt 17, 14-20)

 Matteo 17, 14-20

Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio 15e disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell'acqua. 16L'ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo". 17E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me". 18Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
19Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: "Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?". 20Ed egli rispose loro: "Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: "Spòstati da qui a là", ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile".

 

Cari fratelli e sorelle,

questa sera siamo raccolti a pregare per la pace, come ogni mese. Siamo ad un anno, mancano pochi giorni, dall’inizio della guerra in Ucraina con l’invasione russa del paese. Sembrava impossibile, nonostante i segnali, ma la guerra è arrivata come un ladro di notte e da allora non ha più abbandonato quella terra. Per dodici mesi, per lunghi dodici mesi, si è combattuto aspramente con morti, distruzioni. Un anno intero per niente, anzi un anno intero per tanto male. E il prezzo di tutto questo è stato pagato, oltre che dai soldati ucraini e russi, dalla popolazione ucraina che in grande numero, quasi 8milioni, è esule in Europa, mentre quasi un uguale numero ha lasciato le case e resta nel paese profuga.

L’Ucraina ha perso la pace, l’ha persa tanto che oggi la parola pace non viene più pronunziata, mentre le vie del dialogo sembrano precluse, impossibili. Si potrebbe dire, la pace è impossibile. Eppure, bisogna ritrovare al più presto la via della pace perduta.

I discepoli di Gesù si scoprono oggi impotenti di fronte al male della guerra. I cristiani europei, i cristiani in Europa orientale, sono stati beffati dalla guerra. La guerra li ha divisi e li ha rivelati deboli, incapaci di aiutare la pace. E il linguaggio di tutti diventa sempre più duro, militare, conflittuale, più tempo dura la guerra e più la pace è perduta.

Eppure, i genitori ucraini piangono per i loro figli. Vanno ascoltati, come Gesù ascoltò quel padre che gli si avvicinò e gli disse: Signore, abbi pietà di mio figlio! Oggi i figli dell’Ucraina non sono scossi dall’epilessia, ma da un male che fa soffrire, che fa morire tutti, giovani, anziani, adulti, bambini.

Non se ne vede la fine. C’è un demone, quello della guerra, che forse è il demone più terribile, che scuote non una persona, ma un intero popolo. In guerra le forze del male si impadroniscono della sorte di un popolo, lo imprigionano in un destino insopportabile.

Quel padre disse a Gesù: L’ho portato già dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo.

Molte volte, cari fratelli, anche qui abbiamo pregato insieme per la pace, ma ad un anno dall’inizio di quella guerra vediamo come quel conflitto si stia eternizzando. Sì, sembra durare senza fine. Non abbiamo potuto guarirlo, non siamo riusciti ad aiutarne una conclusione pacifica, noi discepoli di Gesù e con noi tanti altri europei.

Siamo presuntuosi a volere ancora la pace? Addirittura, si perde la consapevolezza di come questa guerra sia un dramma e di quanto la pace sia perduta troppo a lungo. Ascoltiamo allora la voce di una madre, ascoltiamo allora la voce di un padre, un padre e una madre sanno quanto è orribile la guerra. Ma oggi la loro voce non è accolta, anzi è sopraffatta dalle logiche e dalle propagande di guerra.

Giovanni XXIII, che aveva conosciuto da vicino l’orrore di due guerre mondiali, da molto vicino, un orrore oggi troppo dimenticato, Giovanni XXIII alla vigilia del Vaticano II disse una frase semplice ma essenziale: Le madri e i padri di famiglia detestano la guerra. Il Signore accoglie il dolore dei padri e delle madri che piangono per i loro figli, che guardano con angoscia a un altro anno di guerra.

Nel Vangelo Gesù parlò minacciosamente e il demonio uscì dal ragazzo, che fu guarito. Possono essere gli uomini della nostra generazione più sordi di quel demonio alla voce del Signore? Nel tempo che viene la voce di Gesù parli ai cuori, ai cuori e alle menti di chi decide la guerra. Scacci l’odio e pieghi la logica del conflitto, perché finalmente questo paese sia liberato dal demone della guerra. La pace non è impossibile e ciò che sembra impossibile non è impossibile: nulla vi sarà impossibile.

Per questo, non cessiamo di pregare e, spinti dalla parola di Gesù, continuiamo a pregare con insistenza: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.

I discepoli, redarguiti da Gesù - e noi con loro - si avvicinarono al maestro e gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?" Le parole di Gesù sono una risposta preziosa per noi oggi: "Per la vostra poca fede. in verità vi dico, se avrete fede pari a un granellino di senape, potrete dire a questo monte spostati da qui a là ed esso si sposterà. E nulla vi sarà impossibile".

Non è impossibile, la nostra poca fede nella preghiera potrà spostare le montagne di odio, di rancore, potrà insomma cambiare una geografia di guerra in una geografia di pace.

Parla, Signore! Parla, Signore, minaccia il demone della guerra, scaccia il male della guerra e la via della pace sarà ritrovata. Avvenga questo per la consolazione di ogni madre, di ogni padre, di ogni figlio, di tutti. Amen.

 

La preghiera con la Comunità di Sant’Egidio è trasmessa in live streaming su sito, Facebook e YouTube

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