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La memoria di padre Jan Macha, martire polacco, ucciso dai nazisti nel 1942 nel Memoriale di San Bartolomeo

La consegna della reliquia

Mercoledì 24 maggio è stata consegnata presso la Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina a Roma, una memoria di padre Jan Macha, martire polacco, ucciso dai nazisti nel 1942. La preghiera è stata presieduta da Mons. Wiktor Skworc, arcivescovo di Katowice.

La storia

Jan Franciszek Macha nacque il 18 gennaio 1914 a Chorzów in Polonia. Entrato in seminario, fu ordinato sacerdote per la diocesi di Katowice il 25 giugno 1939. L’inizio del suo servizio pastorale coincise con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sin dai primi giorni di occupazione, soffrì molto a motivo dell’avversione dei nazisti alla fede cristiana, della distruzione della cultura polacca e della persecuzione verso tutti gli oppositori del regime. Nel Natale 1939, benedicendo le case, si rese conto delle gravi condizioni in cui versavano numerose famiglie, i cui padri, mariti o figli erano stati arrestati, fucilati o imprigionati nei campi di concentramento. Da uomo di preghiera profonda e sacerdote pieno di zelo, cominciò a organizzare l’aiuto materiale e spirituale per le famiglie disagiate. La sua attività venne notata dalla Gestapo che lo arrestò il 5 settembre 1941. Durante la detenzione preventiva fu duramente e ripetutamente torturato, ma con il suo modo di essere rincuorava i compagni di prigionia e nella preghiera chiedeva a Dio di perdonare i suoi persecutori. Il 15 febbraio 1942 fu trasferito nel carcere di Katowice, per essere processato. Il 17 luglio del 1942, fu condannato a morte e il 3 dicembre 1942, a 28 anni di età, fu ghigliottinato. Non è conosciuto il luogo della sepoltura e si pensa che il corpo sia stato incenerito nei forni crematori di Auschwitz.
Jan Franciszek Macha era consapevole che l’opera di sostegno alla popolazione lo esponeva a un grave pericolo e tuttavia la portò avanti con grande sollecitudine. Fu per questo stesso suo apostolato che venne arrestato e ucciso. In quel contesto di persecuzione fu considerato sacerdote “scomodo”. La motivazione politica della sua condanna per alto tradimento fu solo un pretesto per eliminarlo.

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