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Al Summit sui bambini l'appello di Marco Impagliazzo: si ritrovi nel mondo la tensione unitiva per garantire a tutti i figli della famiglia umana la fruizione del diritto all’istruzione che cambia il mondo

 

Siamo qui per riaffermare il diritto all’istruzione. Secondo dati UNESCO, riferiti al 2023, 250 milioni di minori non vanno a scuola. Più o meno un minore ogni dieci nel mondo. E se il gender gap si è ridotto negli ultimi anni, gravemente deficitaria resta la scolarizzazione dei minori rifugiati e con disabilità. Quei milioni di bambini e adolescenti che non hanno accesso all’istruzione sono una ferita aperta, che significa più arretratezza, emarginazione, povertà, caos; minore possibilità di avviare un circolo virtuoso fatto di sviluppo, partecipazione, convivenza civile.
Sono molto d’accordo con il presidente Draghi, bisogna investire sulla scuola. Sono molto d’accordo con quello che ha detto il mio amico, Miguel Benasayag. Ma quale scuola? Quale istruzione?
Sì, perché c’è qualcosa di straordinario e di sacro nella scuola. Perché è la strada per vincere le tensioni, guarire le storture, passa anche per lo sforzo di garantire a tutti quel tesoro di conoscenza che nessun ladro potrà mai rubare, quel giacimento di futuro che può illuminare la strada di tutti. Diceva Malala, premio Nobel per la Pace: “L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo”. E oggi i mali del mondo sono soprattutto la guerra. Ne abbiamo parlato tanto, ce ne ha parlato il papa.

Appartengo a una Comunità ecclesiale, la Comunità di Sant’Egidio, da sempre, vicina ai bambini e agli adolescenti delle periferie, a partire da Roma fino a tanti angoli del pianeta. Abbiamo un’idea, riempire le città e le periferie di Scuole della Pace, scuole di alfabetizzazione in cui si insegni anche ai bambini la pace, il grande valore della pace, il ruolo della pace e del vivere insieme. Oggi i bambini hanno bisogno di fratelli e sorelle maggiori che li educhino alla legalità ed alla pace di fronte alle mafie, alle maras latinoamericane, alla pervasività dei discorsi nazionalistici o bellicisti, per garantire loro la registrazione allo stato civile, un sostegno nutrizionale, le cure mediche e poi anche un aiuto per i compiti. A scuola si impara la pace, bambini di diversa estrazione, etnia, religione vivono insieme e imparano che nella società di domani la vera ricchezza è quella di poter essere insieme.

Faccio un appello, che la comunità internazionale ritrovi quel minimo di tensione unitiva che l’ha percorsa nei suoi momenti migliori, nell’immediato dopoguerra, dopo il 1989, durante la pandemia, per garantire a tutti i figli della grande famiglia umana la fruizione di quel diritto all’istruzione che cambia il mondo. Dobbiamo spezzare il circolo vizioso dell’analfabetismo e dell’abbandono scolastico, puntando su quel che quella periferia dell’esistenza, di cui ha parlato questa mattina il papa, citando i bambini e gli adolescenti, possa aprire la strada alla speranza.
E questo non solo nelle periferie del pianeta, dove a minori che vivono la confusione di un contesto caotico, pericoloso, è necessario dare la normalità della scuola. Milioni non vanno a scuola. Bensì pure nei paesi avanzati, dove i nostri giovani, più fragili e ansiosi che in passato, alle prese con le “passioni tristi” di cui ha scritto Miguel Benasayag , e Schmit, con l’affievolirsi di sogni e stimoli collettivi, hanno bisogno di quel respiro largo che solo la memoria e gli ideali del patrimonio culturale possono dar loro.

Ha scritto Massimo Recalcati, psicoanalista: “Se tutto sospinge i nostri giovani verso l’assenza di mondo, (…), la Scuola è ancora ciò che salvaguarda l’umano, l’incontro, le relazioni, gli scambi, le amicizie, le scoperte intellettuali, […]. Un bravo insegnante non è forse quello che sa far esistere nuovi mondi? Non è quello che crede ancora che un’ora di lezione possa cambiare la vita?”.
Sì, un’ora di lezione cambia la vita. Mille ore di lezione cambiano il mondo. Cominciamo a crederlo e sarà vero. Un tempo nuovo, con le sue difficoltà e le sue grandezze nasce nella scuola e questo tempo, noi qui, vogliamo imparare a prepararlo insieme. Grazie