Quella voglia di muri nell'Europa che si sfalda

Editoriale di Andrea Riccardi: La UE divisa sull'immigrazione
Il rischio per i 28 Paesi è di restare "colonizzati" dalla globalizzazione, non dai profughi

I rifugiati stanno facendo emergere la fragilità dell'Europa. I 28 sono divisi di fronte a 1.225.000 rifugiati che hanno attraversato le frontiere europee. Va ricordato che il Libano, che ha circa sei milioni di abitanti, ne ospita più di tutta l'Europa. La prima divisione tra europei è tra Est e Ovest. A settembre Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania hanno votato contro la distribuzione di 120 mila rifugiati. Nell'Est si è fatta la politica dei muri. Così si è mossa l'Ungheria sui confini con Serbia e Croazia. Così i bulgari con la Turchia, gli estoni con la Russia, gli sloveni con la Croazia. Seguono i macedoni con la Grecia.
La politica dei muri non è degna dell'Europa. Eppure vari Paesi si alleano per difendersi dai
rifugiati. Così Vienna si è riunita con i Governi dell'Est e di Macedonia, Kosovo, Serbia, Albania. Il fatto ha causato il ritiro dell'ambasciatore greco da Vienna per protesta.dell'
L'Est partecipa al "mercato comune" dell'Unione, ma mostra poco senso dell'interesse comune.
Anche gli Stati occidentali sono preoccupati per i rifugiati. La "giungla" di Calais è rivelatrice della politica britannica. La Francia collabora con gli inglesi e chiude le frontiere. Il Belgio controlla i confini francesi. L'Europa, protetta dai muri, chiederà a Turchia, Libano e, eventualmente, Grecia e Italia, di gestire i profughi? Il problema si ripresenta con il 2016 forse in dimensioni più vaste. Significativamente i ministri dell'Interno italiano e tedesco hanno scritto alla Commissione europea per chiedere un sistema europeo di registrazione dei rifugiati. È un segno, iniziale, di ricomposizione di una comune volontà europea.
Seppure i 28 non camminino insieme di fronte alla sfida dei rifugiati, non è possibile ratificare la disintegrazione della politica europea. L'Europa non è solo mercato. Le politiche nazionali e le culture nazionalistiche non garantiscono di fronte al futuro. I Paesi che non rinunciano a sentirsi Europa devono contrastare il suo "svuotamento". Se non affronteranno insieme le sfide globali, resteranno sommersi e "colonizzati" dalla globalizzazione più che dai rifugiati. Forse si creeranno cerchi più stretti all'interno dell'Unione. Intanto, nell'Angelus di domenica, papa Francesco ha espresso "ammirazione" per l'esperienza, iniziata dall'Italia, dei corridoi umanitari, che permettono di portare in salvo gruppi di profughi.


[ Andrea Riccardi ]