«Il dolore è lingua che accomuna»

Monsignor Paglia: sono gli anziani a volte i più disponibili ad aiutare i profughi. La città del noi

«Le nostre città rischiano di essere costruite, guidate e passivamente accolte come città che escludono chi ha più bisogno. Non sono città per bambini, non sono città per anziani, non sono città per chi è debole». Monsignor Vincenza Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, parla in generale ma Padova, che ieri ha accolto il convegno “La città del Noi”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, non fa eccezione. «Vivere insieme tra diversi è una delle grandi sfide da raccogliere» dice Paglia, e Sant’Egidio ci sta provando mettendo i più fragili l’uno accanto all’altro, per renderli insieme più forti.
«Durante l’emergenza profughi» racconta Alessandra Coin, della Comunità di Sant’Egidio di Padova «molti anziani hanno offerto ospitalità, mostrando più comprensione dei giovani per la tragedia che continua a consumarsi nei nostri mari. Forse il ricordo della guerra, forse l’aver vissuto molte difficoltà, forse la sofferenza e le disavventure li hanno resi più sensibili, spingendoli ad un gesto di grande umanità. Questi ragazzi finiscono spesso per essere un capro espiatorio di paure e tensioni, oppure strumentalizzati per raccogliere consenso in politica. I nonni li hanno accolti, vedendo in loro solo persone bisognose. Quando si parlano, profughi e anziani, non trovano una lingua comune, ma questo non impedisce loro di comunicare: condividono storie di sofferenza, emarginazione, povertà. Gli anziani aiutano i rifugiati non solo a imparare l’italiano, ma a diventare nuovi europei».
L’incontro, a cui hanno partecipato anche il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, il demografo Gianpiero Dalla Zuanna, lo scrittore Fulvio Ervas e lo psicoanalista Lugi Zoja è stato coordinato da Mirko Sossai, della Comunità di Sant’Egidio. «Nel 2015» ha spiegato «abbiamo iniziato un percorso, con la convinzione che Padova fosse cambiata, e avesse bisogno di nuovi occhi per comprenderla e nuove mappe per orientarsi. Servono spazi di confronto e di dialogo, ed una risposta corale che metta insieme tutte le voci: degli italiani, dei nuovi italiani e dei nuovi europei. Padova può essere un modello, soprattutto se saprà cogliere la sua vocazione di città accogliente e solidale. Abbiamo un sogno: una Padova dove giovani e anziani possono vivere insieme».


[ sil.qua. ]