Ringrazio che siamo vivi.Giovani stranieri in carcere

 

Chi ha iniziato a usare la droga a 12 anni, chi da una comunità all’altra è finito nei giri sbagliati e chi dietro le sbarre ha riscoperto la fede. Sono le storie silenziate dei giovani stranieri di dieci carceri italiane a cui dà voce Doriano Saracino della Comunità di Sant’Egidio.
Ne ha intervistati cento nella ricerca che ha condotto per l’Università di Genova. Vivono a metà tra due mondi: un Paese di origine a cui non appartengono più e un’Italia che li ha cambiati più di quanto si aspettavano. Nel carcere un passato difficile si intreccia con un presente di coabitazione pieno di sfide. Cosa significa sentirsi tunisino, peruviano, romeno? Che cosa vuol dire vivere la fede evangelica, cattolica oppure islamica in carcere? Come passare dal culto del denaro e della violenza alla cultura dello studio e del lavoro?
Alle ampie trascrizioni delle parole dei giovani seguono un commento di Saracino e il richiamo alle ricerche svolte. Il libro si organizza in capitoli tematici, dal rapporto con i genitori alla vita prima della condanna, dalla scuola (spesso un appuntamento mancato) alle gerarchie dietro le sbarre.
Trasversale una questione, analizzata senza cadere in facili schematismi: quale legame tra reati e immigrazione in un’Italia in cui gli stranieri detenuti sono il 54,5% e quelli residenti l’8,3%? Dalle loro storie emerge il fallimento di quella funzione rieducativa che la Costituzione assegna alla detenzione: la recidiva è del 68,5% per chi espia la pena in carcere, solo del 19% per chi usufruisce misure alternative. Anche da qui una precisa scelta di campo: lavorare per il reinserimento e la prevenzione.

 

 Doriano Saracino

RINGRAZIO CHE SIAMO VIVI. Giovani stranieri in carcere

 

 

Prefazione di Andrea Riccardi

Jaca Book, 2017

384 pagine, 20 €

 


[ Stefano Pasta ]