Da Ravasi a Montenegro i cardinali schierati contro la linea dura

La Chiesa
Il porporato Gianfranco Ravasi ha espresso ieri mattina con un tweet l'irritazione delle gerarchie ecclesiastiche

Da tempo la Santa Sede e la Chiesa italiana manifestano insofferenza per i proclami della Lega sui migranti. L'ultima decisione del ministro Salvini di chiudere i porti, in particolare, ha irritato molto le gerarchie che ieri per voce del cardinale Gianfranco Ravasi hanno parlato chiaro. Al leader della Lega che in campagna elettorale giurò che avrebbe governato seguendo gli insegnamenti del Vangelo, il capo della cultura vaticana ha twittato proprio un passo evangelico del tutto eloquente: «Ero straniero e non mi avete accolto (Mt 25,43) #Aquarius», in sostanza il versetto di Matteo nel quale Gesù parla del giudizio eterno.
Nonostante il tweet di Ravasi abbia subìto sui social diversi attacchi, altri esponenti della Chiesa non hanno temuto di dire la loro. «Una sconfitta della politica», ha commentato in particolare il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana. Per il porporato si tratta di una politica «che non sa gestire queste emergenze e prova a far rimbalzare la palla delle responsabilità mentre degli esseri umani rischiano». E ancora: «L'Europa deve prendere atto che nessuno può fermare questi flussi, che sono epocali, e non è chiudendo porti e rimbalzandosi le responsabilità che si troverà una soluzione». Durissimo anche monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti: «Aver negato il permesso all'Aquarius di attraccare e di sbarcare con centinaia di profughi a bordo, è stato un comportamento violento e disumano», ha detto.

Anche padre Camillo Ripamonti, presidente di quel Centro Astalli, il servizio della Compagnia di Gesù per i profughi, da dove Francesco nel 2015 lanciò l'idea che tutte le parrocchie italiane accogliessero dei profughi, non ha voluto far mancare una sua parola: «Se l'Italia antepone dimostrazioni di forza e di peso politico alla vita dei migranti - dice Ripamonti - è chiaro che umanità e dignità delle persone divengono secondari rispetto al tutto il resto».
Sono diverse le associazioni cattoliche che lavorano per accogliere le vite umane salvate in mare. A Reggio Calabria opera da tempo la Comunità Giovanni XXIII. Dice Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità: «I migranti in mare vanno soccorsi ed accolti». Così anche la Comunità di 
Sant'Egidio che in una nota dice: «Di fronte al caso della nave Aquarius, bloccata nel Mediterraneo con 629 profughi a bordo, l'Italia deve restare ancorata ai principii di umanità che sono nella sua tradizione, a partire dal dovere di salvare le vite umane in pericolo, così come ha fatto negli ultimi anni di fronte ad una delle più grandi tragedie di inizio millennio: la morte in mare e nel deserto africano di migliaia di persone, tra cui molti bambini, in fuga dal Sud del mondo verso l'Europa».


[ Paolo Rodari ]