Sant'Egidio: «Più sobrietà parlando di immigrazione» Intervista a Daniela Pompei, sul Corriere della Sera

Sant'Egidio: «Più sobrietà parlando di immigrazione» Intervista a Daniela Pompei, sul Corriere della Sera

La responsabile, Daniela Pompei: «Roma ha bisogno di loro»

«Roma è una città universale». Per Daniela Pompei, responsabile nazionale dei servizi per l`immigrazione della Comunità di Sant'Egidio, nonostante quello che accade in questi giorni a Rocca di Papa, la capitale negli anni ha sempre saputo accogliere.

Quindi Roma è ancora una città accogliente?
«Roma è per sua vocazione "universale". Lo è anche per gli italiani che vengono da tante regioni diverse e che nel passato potevano essere considerati stranieri. E anche stata la prima città d`Italia, e lo è ancora, per l'immigrazione».

Quanto sta accadendo a Rocca di Papa non dimostra uno spirito diverso?
«Noi abbiamo avuto storicamente dei problemi nei confronti dei migranti, in particolare penso ai romeni, anche per alcuni episodi di cronaca, o quando in alcuni quartieri ci sono state forme di rigetto. È successo anche con albanesi. Ma oggi se si parla di romeni, che sono la prima nazionalità presente a Roma, o di albanesi, questo non suscita più nessun problema. Penso alla fine degli anni 90, quando doveva partire un Centro di accoglienza al Trullo, e ci furono episodi piuttosto brutti. Ma poi c`è stato da parte dei romani un atteggiamento positivo».

In questo caso la provenienza potrebbe influenzare le reazioni?
«Potrebbe essere, dato che da 5-6 anni ci sono più arrivi dall'Africa. Ma è ancora molto relativo rispetto ad altre regioni dove c`è una maggiore presenza di africani, come al Nord. Ritengo, però, negli ultimi venti anni Roma ha recepito bene gli stranieri. Certo ci sono alcuni quartieri dove c'è più convivenza, come la zona est sulla Casilina o Tor Pignattara o Giardinetti, e qui ci possono essere intolleranze o incomprensioni. Ma nell'ultimo periodo c'è stato un modo di parlare degli immigrati che può suscitare paure e anche rigetti».

Pensa che la politica del Governo alimenti questo stato di cose?
«Penso che è necessario per tutti usare termini più sobri quando si parla di immigrati. A Roma c'è un'altissima presenza di donne che lavorano nelle case dei romani con gli anziani e che cominciano ad arrivare anche dall'Africa. Ci sono delle nigeriane che con noi hanno fatto dei corsi di formazione e adesso lavorano. Quindi è necessario parlare in maniera sobria perché degli immigrati abbiamo bisogno».

Toni più sobri anche per non contrastare la politica di accoglienza della Chiesa?
«Penso che tutti i livelli istituzionali devono usare parole corrette e bisogna tornare alla realtà. E` dell'altro ieri lo studio dell'Istituto Cattaneo in cui emerge ancora una volta la differenza tra la percezione e la realtà degli immigrati. La percezione è che siano il 25 per cento popolazione, mentre in Italia sono solo l'8,4 per cento».

Come giudica quanto sta accadendo a Rocca di Papa?
«Spero che sia una situazione temporanea. Noi ancora stiamo vivendo di un forte afflusso, come in tutti i paesi europei, dal 2015, di persone che arrivavano dalla Siria. Come tutte le cose ha bisogno di un adeguamento. Roma è una città che negli anni ha dimostrato di sapersi adeguare. E lo dimostra, per quel che riguarda Comunità di Sant`Egidio, l'esperienza dei corridoi umanitari: anche semplici cittadini che ci hanno offerto delle case per l'accoglienza».


Chi è:
• Daniela Pompei, responsabile nazionale dei servizi per l'immigrazione della Comunità di Sant'Egidio: nonostante ciò che accade in questi giorni a Rocca di Papa, la capitale negli anni «ha sempre saputo accogliere perché ha una vocazione universale»
 


[ Lilli Garrone ]