"La vera ricchezza della terza età è la memoria"

Enio, 80 anni
La Comunità di S.Egidio organizza il 21 e 22 di settembre in Palazzo Vecchio un raduno nazionale di anziani

«La vecchiaia è debolezza? Fisicamente sì, ma è anche forza. Nessuno ha la memoria di un anziano, il che, per lui, può anche essere un peso. Quando la consegna a qualcun altro, però, ecco che il peso non si sente più». Enio Mancini ha 80 anni, e da quando, nel 1990, è andato in pensione (ha fatto il contabile in una miniera a Valdicastello Carducci, in provincia di Lucca, la stessa dove suo padre era stato minatore) ha in realtà continuato a lavorare: «Ma per gli altri». E nell'unico modo in cui sentiva di doverlo fare a quel punto della vita: ricordando.
Enio è infatti un sopravvissuto alla strage di Sant'Anna di Stazzema, e dopo essere stato direttore del Museo storico della Resistenza, fra il 1991 e il 2006, ha cominciato a portare la sua testimonianza nelle scuole. E che testimonianza. «Nell'agosto del 1944 avevo 6 anni», racconta, «i tedeschi ci buttarono fuori di
casa a mitra spianato, ricordo le grida della mamma e della nonna e l'attesa terribile di un ufficiale che non arrivava, finché a un certo punto, chissà perché, fummo lasciati liberi. Ma intanto dalla piazza erano arrivati quei terribili spari, la strage si era consumata...».
Enio ricorda «l'incendio della nostra casa, l'orrore dei corpi bruciati nelle case dove erano stati meno fortunati di noi», e «il primo giorno di scuola, nel '45, con la classe semivuota, perché 30 bambini non c'erano più». Si è a lungo sentito in colpa, spiega, «per essere sopravvissuto, fino al '70 non sono riuscito mai a parlare di quella vicenda, temevo di farmi del male». Finché non ha trovato la via d'uscita: «Ho capito», racconta, «che tutto avrebbe ritrovato un senso trasformando il mio dramma in un bagaglio di esperienze per i giovani. E così, ho ricominciato a vivere».


[ m.c.c. ]