Il Sessantotto, Clément, Atenagora e quel ponte di dialogo

Il Sessantotto, Clément, Atenagora e quel ponte di dialogo

Nel 1968, Parigi è in preda alla contestazione, mentre a Istanbul si incontrano il teologo Clément e il patriarca Atenagora Tradizione e modernità secondo Andrea Riccardi

Il Sessantotto come chance spirituale? Nel 1968 Olivier Clément, professore francese e teologo,
incontra a Istanbul il patriarca Atenagora, massima autorità dal clero ortodosso, per intervistarlo. Persone dalle storie molto differenti: uno proveniente dalla Francia laica e della contestazione; l`altro dall`Oriente cristiano, radicato nell`antica Bisanzio, divenuta la Istanbul dei sultani ottomani e della repubblica di Kemal Atatúrk. Ora Jaca Book pubblica un saggio di Andrea Riccardi, «Il professore e il patriarca. Umanesimo spirituale tra nazionalismi e globalizzazione» (pagine 240, euro 20) che riflette sull`importanza di quell`incontro. Lo sfondo della protesta parigina, che sembrava iconoclasta, venne letta come richiesta di giustizia e desiderio di pienezza anche spirituale. Dal libro anticipiamo alcuni brani dell`introduzione di Riccardi.


Due persone molto diverse s`incontrarono a Istanbul nell`agosto 1968: un professore francese, Olivier Clément, di quarantasette anni, e il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Athenagoras, ottantadue anni vissuti tra l'Oriente ottomano e nazionalista, gli Stati Uniti e infine la Turchia. Il motivo dell'incontro era un'operazione editoriale: la preparazione di un libro di dialoghi con il patriarca, figura poco nota in Occidente, che sembrava interessante far conoscere al pubblico francese. Può apparire un evento marginale, ma fu qualcosa di più di un'occasione editoriale: rappresentò un incontro da cui scaturì un messaggio che, a mio parere, parla ancora oggi. Due persone differenti, appartenenti a storie e ambienti tanto diversi, s'incontrarono sullo sfondo di un mondo in cambiamento, quello del `68, l'ultima grande "rivoluzione" occidentale, le cui conseguenze si misurano ancora oggi. Istanbul, un crocevia di storie e mondi, è stato lo scenario dell'intreccio di due vicende umane di segno diverso, quella di un occidentale e di un orientale, di un uomo nato tra le due guerre e di un anziano nato prima della fine dell'Ottocento. La grande città sul Bosforo, l'antica Costantinopoli, era testimone della lunga storia del cristianesimo d'Oriente, ormai ridotto a ben poco. Nel colloquio tra le due personalità affiorano anche molte domande sul declino o la rinascita del cristianesimo in un tempo non più religioso o religioso in modo diverso. Anche a Istanbul, un tempo sede del califfato islamico (e non solo nella laica Parigi di Clément), si affermava quella secolarizzazione indotta dalle riforme di Kemal Ataturk e dagli sviluppi della società del dopoguerra.

In queste pagine ho ripercorso i colloqui tra il professore e il patriarca, anche grazie a una documentazione inedita, ma ho pure voluto ricostruire le due storie. Dall'intreccio delle vicende e dal dialogo dell'agosto `68, sgorga - a mio avviso - un messaggio di umanesimo spirituale che va oltre il libro che nacque dai colloqui, Dialogues avec le parriarche Athénagoras, pubblicato da Clément nel 1969. È un messaggio che conserva la sua attualità. Anzi, alla fine degli anni Sessanta, sembrò utopistico o spiritualista, di fronte al realismo della guerra fredda o al "tutto è politica" del 68 e degli anni successivi. Nell'incontro tra Athenagoras e Clément si parlano Oriente e Occidente. Il cristianesimo è l'asse portante del dialogo, senza timore di farsi interrogare dall'attualità. La profonda rottura di una generazione, quella del 68, con la tradizione e la cultura, ha fatto tabula rasa di una storia. Che futuro hanno il cristianesimo e l'umanesimo? Quale i valori dell'Occidente? Il dialogo induce alla riscoperta della tradizione, specie cristiana, non in modo difensivo o contrapposto alla "rivoluzione" del 68, soprattutto misurandosi con la crisi dell'Occidente, un lungo processo che giunge sino ai nostri giomi. L'Occidente è posto di fronte alla vitale questione di ritrovare le fonti, per operare un ressourcement in un presente spesso scarico di speranza e soprattutto di prospettive.

Clément, professore di liceo e uomo di cultura occidentale, portava dentro di sé i traumi e le domande del maggio `68, vissuto a Parigi da vicino. In quell'angolo di Bosforo, dove Athenagoras viveva, non trovò un ridotto residuale di un'antica Chiesa dove al massimo si guardava ai problemi interni al mondo ortodosso. Incontrò una personalità "ecumenica", cioè con grande interesse per il mondo contemporaneo: il patriarca si era misurato con i nazionalismi, l`impatto dei regimi comunisti, l'incipiente processo di unificazione del mondo nonostante la guerra fredda, la contestazione dei giovani, le nuove problematiche poste al cristianesimo contemporaneo, l'unità delle Chiese. Così Clément, che credeva inizialmente di dover fare un libro specialistico sull`Oriente cristiano, scoprì un umanesimo aperto alle problematiche contemporanee e dalle profonde radici spirituali. Attraverso il dialogo, avvenne un confronto tra questo umanesimo e la sensibilità occidentale. Dietro alle due personalità, che per lunghi giorni conversarono a Istanbul, ci sono storie che meritano di essere conosciute. Le ho ripercorse in queste pagine. La storia del professore è quella di un francese e un europeo, nato negli anni Venti, che aveva vissuto da giovane la seconda guerra mondiale. È l`espressione della generazione di giovani adulti impegnati nella ricostruzione postbellica dal secondo dopoguerra che, improvvisamente, s'incontrano con la contestazione del 68, la quale rimette in discussione le istituzioni della società democratica e la stessa trasmissione della cultura e della tradizione. Il professore viveva una forte inquietudine e interpellò il vecchio patriarca che, a prima vista, gli appariva il custode di una tradizione cristiana vissuta ininterrottamente dalla comunità ortodossa sulle rive del Bosforo. Athenagoras è certo l`anziano della tradizione. Ma questa tradizione è filtrata da una storia travagliata. Nei colloqui di Istanbul, emerge un lungo e originale passato novecentesco del patriarca, che ha vissuto con popolazioni diverse nei Balcani ottomani di inizio secolo, con l'islam, con vari nazionalismi, negli Stati Uniti e, dal secondo dopoguerra, in Turchia a contatto con le questioni religiose del mondo orientale. La storia ha formato nel patriarca una "sapienza di vita", lontana dai rigori dottrinali o dalle polemiche confessionali, seppure immersa nella spiritualità della tradizione cristiana orientale... Oggi, nell'età della globalizzazione, si comprende meglio il valore delle idee e delle indicazioni suggerite nei lontani colloqui del 1968 e dalle storie dei due personaggi. Scrivendo queste pagine e frequentando queste vicende, ho capito di più come l'antico adagio, historia magistra vitae, troppe volte citato retoricamente, abbia una verità. Lo diceva Umberto Eco: «è più serio di quanto comunemente si pensi». Così l'incrocio dell'itinerario umano del patriarca d'Oriente con quello del professore francese è una storia che apre a tanti mondi, guarda in profondità e in avanti, insegnando almeno a me - molto.


[ Andrea Riccardi ]