Una preghiera comunitaria per i rom morti in questi anni

Comunità di Sant'Egidio

Saban, morta mentre cercava vestiti in un cassonetto. Costel, ucciso dal fuoco nel tentativo di scaldarsi. La piccola Elena, affogata nella roggia dietro Chiaravalle, e Emil, bruciato nel giorno del suo tredicesimo compleanno nel rogo della baracchina. Mariana, Liliana e Cristian, portati via dalle malattie proprio mentre i loro figli, finalmente in casa e non più nei campi, iniziavano le scuole superiori.
Sono queste alcune delle tante storie che si ascoltavano ieri sera alla preghiera che la Comunità di 
Sant'Egidio ha organizzato per ricordare "i fratelli defunti rom e sinti che ci hanno lasciato in questi anni nella nostra città". Nella chiesa del SS. Nome di Maria a Lambrate, c'erano 200 rom (cattolici, ortodossi, pentecostali e musulmani), che pregavano insieme ad amici "gagi", come chiamano i non rom. I bambini depositano i lumini all'altare, si legge un brano del Vangelo e il Padre Nostro viene recitato in italiano e in lingua romanes.
Ma è il lungo elenco che unisce nella commozione. Rafael, 9 anni, stringe forte la mano della mamma quando sente il ricordo del papà; Samira si impegna per accendere una candela al ricordo del nonno. Tante sono morti ingiuste. Spesso storie di bambini. Come Fiorentina, fulminata a 5 anni per la scarica elettrica ricevuta da un palo della luce. O Maria, neonata morta di freddo a Legnano. Eppure da alcune di queste tragedie sono nati grandi legami. I parenti dei piccoli Sabina, Nelson, Arman e Monica, rom slavi morti nel rogo della roulotte nel 1995, sono presenti alla preghiera di oggi: in quell'occasione iniziò una storia di amicizia con la Comunità di 
Sant'Egidio che è cresciuta in questi 23 anni.


[ Stefano Pasta ]