Una marcia per gli ebrei genovesi deportati

Da Galleria Mazzini alla sinagoga di via Bertora per ricordare l'agguato del 3 novembre 1943: venti sopravvissuti su 261

A 75 anni dalla deportazione degli ebrei genovesi e a 80 dalla promulgazione delle leggi razziali, lunedì pomeriggio torna la marcia della memoria, organizzata dalla comunità di Sant'Egidio con la comunità ebraica genovese e il centro Primo Levi, per ricordare quell'orrore e anche per ribadire il no ad ogni razzismo, riaffermando le ragioni di una necessaria convivenza fra i popoli. L'appuntamento è alle 17.30 in Galleria Mazzini, dove venne arrestato il rabbino Riccardo Pacifici, che morì ad Auschwitz. Il punto esatto è segnalato da una "pietra d'inciampo" collocata in loco nel 2012.
E la marcia, silenziosa, accompagnata dalle fiaccole e dai cartelli con i nomi dei campi di sterminio tedeschi, austriaci e polacchi dove vennero deportati 261 genovesi, dei quali solo 20 tornarono a casa, si concluderà nella sinagoga di Passo Bertora, dove il 3 novembre del 1943 vennero arrestati i primi 20 ebrei genovesi. Saranno presenti il rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, il sindaco Marco Bucci, il responsabile della comunità di Sant'Egidio Andrea Chiappori, il presidente della comunità ebraica genovese Ariel Dello Strologo.
Come sempre, siamo ormai alla nona edizione, alla marcia parteciperanno molti richiedenti asilo e i giovani e giovanissimi genovesi che partecipano alle scuole della pace di Sant'Egidio. Ciascuno ha scritto una lettera dedicata alla ricorrenza. «La marcia sta diventando ormai una tradizione sempre più frequentata, e il nostro desiderio è che il ricordo della deportazione non sia un monumento da rispolverare ma il punto di partenza verso un'idea nuova di città, dove convivano pacificamente popoli e religioni differenti», dice Chiappori. E prosegue: «Sarà anche l'occasione per farci delle domande sull'attuale indurimento dell'atteggiamento verso chi viene percepito come diverso. Perché le memorie degli ebrei sopravvissuti ci ricordano che la deportazione non fu improvvisa: questo deve restare un monito per tutti noi».
In sinagoga avranno luogo gli interventi istituzionali e verranno ricordati anche i genovesi che si opposero alla violenza nazista salvando la vita agli ebrei in fuga. Tra loro, il cardinale gesuita Pietro Boetto, arcivescovo di Genova dal 1938 al 1946, "Giusto tra le Nazioni".
Sarà presente anche Gilberto Salmoni, che fu deportato a Buchenwald, uno degli ultimi superstiti di quella pagina nera della nostra città e non solo, sempre molto attivo nel tenerne viva la memoria.


[ Lucia Compagnino ]