Le leggi razziali nello sguardo dei bambini di periferia

Al Museo In Trastevere, dal 9 al 25 novembre, in mostra il lavoro delle Scuole di Pace.

Sul banco a sinistra c'è il calamaio e il quaderno con una data in bella calligrafia: 5 settembre 1938. Il posto a destra è vuoto, sulla sedia un grembiulino abbandonato. Banco e seggioline vengono dalla Scuola primaria "Francesco Crispi", frequentata da Piero Terracina che ricorda con dolore quell'anno scolastico che per lui non iniziò. Perché quel 5 settembre di 80 anni fa Vittorio Emanuele II promulgò il regio decreto "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista", voluto da Mussolini. E i bambini ebrei come lui dovevano essere cacciati dalle scuole del Regno.
«Prendila tua cartella e vattene da scuola» è il titolo della mostra - dal 9 al 25 novembre al Museo In Trastevere di Roma -per riflettere sulle leggi razziali attraverso gli occhi dei bambini delle periferie romane. Quelli che frequentano le "Scuole della Pace" della Comunità di 
Sant'Egidio, che l'ha promossa assieme al Comune di Roma. Non casuale la scelta della sede espositiva: il Museo In Trastevere è in piazza di Sant'Egidio, dov'è la sede della Comunità che dalla piazza ha preso il nome.
La mostra raccoglie disegni e scritti frutto del lavoro di un anno, assieme a immagini e documenti d'epoca. Una mostra con finalità educative per bambini e ragazzi. «È nato tutto nelle periferie romane - spiega il presidente di 
Sant'Egidio, Marco Impagliazzo - dove vivono bambini di etnie diverse. A loro è stato chiesto di riflettere sull'esclusione degli scolari ebrei. Si sono posti gli stessi "perché" dei bambini esclusi. E la risposta è stata vivere insieme interessandosi all'altro, perché è così che si costruisce la pace».
«Iniziativa bellissima perché pone al centro il punto di vista dei bambini - spiega Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma - con i loro messaggi colorati di cui noi adulti dobbiamo tenere conto per non disattendere le loro speranze, in un tempo in cui riemergono discriminazioni e negazionismi».


[ Luca Liverani ]