Erri De Luca e Manfredi docenti alla Scuola di lingua per immigrati

Lo scrittore e il rettore ospiti nella struttura dove si insegna l'italiano a 200 profughi

«Non ci saranno frontiere, muri, eserciti che vi potranno fermare. Voi vincerete e noi saremo contenti di perdere. Grazie per la vostra gioia ed entusiasmo».
Sono le parole dello scrittore Erri De Luca dopo aver ascoltato le storie di circa duecento migranti e profughi riuniti in una speciale assemblea alla Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant'Egidio, in via San Biagio dei Librai, insieme al rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, e al direttore della scuola, Francesco Dandolo. L'incontro, che si è tenuto l'altra sera, nasce da un connubio felice tra la scuola di italiano della Comunità, l'Ateneo federiciano e lo scrittore che, attraverso la sua Fondazione, ha sostenuto cinque borse di studio di ragazzi immigrati che si sono iscritti all'Università.
«L'assemblea è stata intensa e carica di emozione - racconta Dandolo - doveva durare un'ora ma siamo andati avanti per due ore e mezza». La scuola di italiano di Sant'Egidio è una splendida realtà: oltre mille alunni ogni anno, 40 classi e 40 docenti, in trent'anni di attività ha permesso a oltre ventimila studenti di imparare l'italiano. Funziona tutti i giorni, di sera, tranne martedì e sabato, ma è aperta anche la domenica mattina. Vi insegnano medici, avvocati, docenti universitari, impiegati della pubblica amministrazione, tutti a titolo gratuito. E attivo un corso di formazione per mediatori culturali europei che ha permesso ad un gruppo di studenti migranti di ricevere il diploma dal rettore nell'aula storica della Federico II. Il prossimo gennaio ne partirà un altro di caregiver per aiutare nell'assistenza anziani e disabili.
Nel corso dell'incontro i ragazzi, molti africani dai 18 ai 30 anni, hanno raccontato i viaggi della speranza, la gioia dell'aiuto ricevuto dalla Marina militare italiana, l'accoglienza ricevuta da tanti, ma soprattutto la gioia di essere accolti nella scuola come figli di una famiglia grande quanto il mondo.«La comunità di Sant'Egidio - ha detto Manfredi - ci permette di entrare in un mondo così presente nella società ma ancora troppo assente nell'Università», sottolineando il valore della cultura come strumento indispensabile per accogliere e integrare. Le classi della scuola di italiano sono multietniche naturalmente, potremmo dire che qui è rappresentato un po' tutto il mondo: africani, asiatici, europei, americani, italiani, si va dai primi livelli di alfabetizzazione a quelli più avanzati. Senza barriere, anzi in un'alleanza che Erri De Luca ha definito «un grande tratto di civiltà che fa grande questa città». «La scuola è come un ponte - conclude Dandolo - crea un'alleanza fra immigrati e italiani che vogliono partire da se stessi, da un impegno diretto e personale per vivere insieme nel rispetto della dignità di tutti».


[ Elena Scarici ]