A pranzo il 25 con gli ultimi. Un dono per 60 mila persone

A pranzo il 25 con gli ultimi. Un dono per 60 mila persone

Laura e gli altri volontari della tavola di Sant'Egidio. «Al momento del regalino, piangono»

Lo dice subito, «ne vale la pena», e quasi si scoccia a raccontare di quella sveglia che, il 25 dicembre, la tira giù dal letto alle cinque di mattina. «Non fatemi passare per un'eroina», chiede Laura Guida, «c'è gente che si sveglia all'alba tutti i giorni».
È vero, (forse) la sveglia è una piccola cosa, non lo è, però, tutto quello che segue. Laura, classe 1995, a un passo dalla laurea in Psicologia dello Sviluppo, vive sul litorale romano, a Ostia. Di nascita, però, è napoletana, e per Natale, come fanno tanti italiani, torna con i genitori e la sorella nella città d'origine. I festeggiamenti previsti con i parenti sarebbero due: il cenone della vigilia e il pranzo del 25. Da cinque anni, lei salta il secondo appuntamento. Quel giorno punta il cellulare, si alza (ammette la fatica, il cenone partenopeo non termina mai prima delle due di notte), e da Fuorigrotta, dove abita la nonna, raggiunge la stazione di Napoli Centrale. Di corsa sale sul treno delle sei per Roma Termini. Arrivata nella capitale, prosegue per Ostia («quella sì è un'impresa, circolano pochissimi mezzi nel giorno di festa», si lamenta), fino alle sede della Comunità di Sant'Egidio. Il pranzo lo passa lì. «Con la mia famiglia allargata», dichiara con semplicità.
Il 25 dicembre 1982, alcuni volontari apparecchiarono una tavola nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Roma, per fare festa con un gruppo di uomini che vivevano in strada. Tutti insieme non superavano la ventina. Trentacinque anni dopo, quella tavola, così simbolica, ha fatto il giro d'Italia. L'anno scorso il pranzo è stato offerto a 55 mila persone, anziani e famiglie in difficoltà, malati soli, senza fissa dimora, rifugiati. L'obiettivo per il 2018 è oltrepassare i 60 mila. Si pranza insieme in quasi tutte le grandi città, Milano, Torino, Palermo, Bari, Trieste, Genova, Reggio Calabria, ma anche in tanti piccoli centri, Pavia, Parma, Novara, Aversa, Isernia, Lucca. «In un momento in cui buona parte della penisola vive costantemente in difesa, in un clima di paura e diffidenza, è bello vedere crollare i muri davanti a un piatto di lasagne», dice Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità Sant'Egidio.
Mettersi in gioco nel giorno più importante e intimo dell'anno. Da soli (lasciando a casa la famiglia, come fa Laura) o presentandosi in gruppo. Un regalo più per sé che per gli altri. Un gesto non necessariamente di fede. A fianco dei volontari di Sant'Egidio, impegnati tutto l'anno, si schierano il giorno di Natale anche molti atei e persone di religioni diverse. «Non sono pochi gli imam di quartiere che si rimboccano le maniche per venire ad aiutarci», rivela Zuccolini.
Laura racconta di tovaglie rosse e fermaposti natalizi, incespica sul menù (polpettone o arrosto, non ricorda, ma è sicura sia una sorta di tradizione e che dal nord al sud siano serviti gli stessi piatti), sottolinea la gioia di quando invia a Napoli dallo smartphone le immagini della festa romana e riceve, in tempo reale, commenti e auguri da cugini e zii («l'unico rammarico è per la nonna», confessa). Il clou della festa, secondo lei, si raggiunge alla distribuzione dei regali («uno per ogni commensale, si passa all'inizio per raccogliere i nomi»). Dice: «L'emozione dei bambini è scontata, non quella degli adulti, soprattutto di chi non si aspetta nulla, e allora vedi persone che si sorprendono a leggere il loro nome sul pacchetto, si commuovono mentre lo aprono». Mentre parla si illumina, la memoria le ha portato il ricordo di un uomo che viveva poco lontano dalla spiaggia, in una roulotte, avevano dovuto insistere tanto per convincerlo a venire al pranzo, si era presentato all'ultimo minuto, burbero quasi, per nascondere timidezza e disagio. E davanti al regalo aveva avuto un cedimento, le lacrime.
Laura riavvolge il nastro, pensa al suo primo pranzo, lei diciottenne. «Quella volta non ho aiutato, né in cucina, né ai tavoli. Mi avevano fatto subito sedere. All'inizio ero perplessa, di più, ero quasi arrabbiata, ero lì per dare una mano, non per farmi servire. In realtà è stato bellissimo, ho ascoltato le storie dei commensali, parlato di me, lo scambio è stato incredibile». Riflette sulle parole. Si lancia: «Trovo sia meraviglioso che a un certo punto non si distingua più chi aiuta da chi è aiutato».

Come partecipare Sono un centinaio le città italiane dove viene organizzato, il 25 dicembre, un pranzo dai volontari della Comunità di Sant'Egidio. Si può partecipare prendendovi parte, aiutando in cucina e nel servizio ai tavoli, o anche portando regali e generi alimentari. Per informazioni e prenotazioni: www.santegidi o.org. Fino al 25 dicembre si può contribuire anche con un sms solidale al 45586


[ Marta Ghezzi ]