Clochard senza vita nel Parco della Resistenza

È la nona vittima del freddo da novembre. Allarme per le altre migliaia di senza tetto

Era tornato in strada dopo aver trascorso un breve periodo nel dormitorio di San Gregorio al Celio delle suore missionarie di carità il clochard trovato morto ieri mattina al Parco della Resistenza, di fronte alla Piramide Cestia e a poche centinaia di metri dalla Fao: aveva 59 anni, Nicolae Cucu, veniva dalla Romania ed era conosciuto dai volontari. Il giorno prima è toccato a un suo connazionale, Cornei Pasare, 62 anni: ad accorgersi che non respirava più il proprietario dell'edicola di piazza Irnerio, accanto alla quale era solito ripararsi.
Sono nove, da novembre, gli homeless che non ce l'hanno fatta non solo per l'inverno rigido arrivato in anticipo rispetto alla nevicata dello scorso febbraio. Molte, troppe le variabili che rischiano di far precipitare situazioni
già al limite della sopravvivenza: dall'abuso di alcol alla salute precaria, fino al disagio mentale e alla quota di irriducibili che rifiutano qualunque forma di aiuto.
Secondo la Caritas, che ieri ha presentato l'ultimo rapporto sulla povertà con dati preoccupanti, nella Capitale i senza fissa dimora sono tra i 16 e i 14 mila. È impossibile tuttavia, come dimostrano le stime spesso divergenti, censire un fenomeno che sfugge al controllo: vuoi per gli «invisibili» mai entrati in contatto con la rete di assistenza, vuoi per i diversi criteri di valutazione, ad esempio se considerare o meno quanti vivono nei palazzi occupati e negli insediamenti abusivi.
Per la Comunità di 
Sant'Egidio sono infatti la metà, 8 mila, i senzatetto presenti sul territorio: 2.500 trovano riparo in baracche di fortuna, altrettanti sono ospitati nelle strutture messe a disposizione dal Comune e dal privato sociale, mentre 3 mila vivono in strada. «Se non teniamo presente che sono esseri umani, ognuno con una storia, è difficile contarle - sottolinea Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità - . Deve passare il messaggio che non è una condanna definitiva, qualcuno può uscirne. L'anno scorso più di 30 persone, la metà di quanti hanno dormito nella chiesa di San Callisto a Trastevere, non sono tornate in strada. Certo, quello che sta accadendo è molto preoccupante e le istituzioni potrebbero fare di più ».
Resta il problema dei posti letto tanto più indispensabili quanto più dure, se non proibitive, sono le condizioni atmosferiche. «Si continua ad annaspare - denuncia Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa italiana - . Ogni anno ci arrivano rassicurazioni, ma l'impatto è allarmante. Non si può considerare il freddo un'emergenza, è un fenomeno stagionale prevedibile che va affrontato in anticipo. Stiamo aprendo a nostre spese altri 30 posti letto, ma non possiamo permetterci grandi numeri».
Da qui la richiesta di lavorare al Piano regolatore sociale, «ancora di là da venire», rivolta all'amministrazione M5S: «Serve una concertazione vera con tutte le associazioni per una pianificazione che parta dai bisogni reali della città. Nessuno deve morire di freddo». Dal Campidoglio fanno sapere che sono 1.661 i posti messi a disposizione dei senza fissa dimora: un meccanismo «a fisarmonica», come lo definisce l'assessora ai Servizi sociali Laura Baldassarre, «che consente di estendere ogni giorno la disponibilità presso le strutture sulla base delle necessità». E però dalla Caritas, che nell'ultimo anno ha assistito più di 21 mila persone, tratteggiano una situazione di disagio crescente: «Noi abbiamo allestito al volissimo altri 150 posti - ricorda il direttore, don Benoni Ambarus - . Chiediamo a tutti uno sforzo in più».


[ Maria Egizia Fiaschetti ]