«Imparare la lingua per capire»

Comunità di sant'Egidio. Consegnati i diplomi di italiano

«Vorremmo diventare un'università cosmopolita, un'università del mondo. Si ricordi che università significa "di tutti". A oggi siamo un esempio concreto di questo - ha detto Gianluca Gaetano, dellUniversità del Piemonte Orientale - stiamo cercando di accogliere tutti, oggi abbiamo 8 studenti arrivati dalla Siria, paese di guerra e 2 rifugiati politici» ha specificato, oltre agli altri iscritti. Questo il benvenuto in occasione della consegna dei diplomi di lingua italiana conseguiti da più e meno giovani grazie alla Comunità di Sant'Egidio, consegna che è avvenuta lo scorso sabato proprio in un`'ula dell`Università Upo, che ha collaborato con il progetto.
«E` stato chiesto ai
ragazzi cosa volessero fare con l'italiano appreso - ha continuato Gaetano - le risposte sono state varie: chi mi ha risposto di voler trovare un nuovo lavoro, migliore di quello attuale, chi mi ha detto di voler fare nuove amicizie e chi essere in grado di aiutare gli altri, anche solo con delle indicazioni».
A parlare a nome della numerosa classe di diplomati Ramar Nasier: «Sono in Italia da 7 anni. Sono venuta qui a causa della guerra che ha distrutto il mio paese, la Siria. Faccio parte della comunità di 
Sant'Egidio da 3 anni, mentre passavo un momento un po' difficile della mia vita e loro mi sono stati vicini, come una grande famiglia. All'inizio è stato molto difficile in un paese nuovo, con una lingua e una cultura nuove e non capivo
proprio niente, allora ho deciso di imparare la lingua perchè ho capito che quando vivi in un altro Paese è fondamentale poter capire, poter parlare, poter incontrare e superare i pregiudizi e le paure. Qualche tempo fa la comunità mi ha dato la grande opportunità di insegnare l'italiano nella loro scuola agli stranieri. All'inizio sono rimasta sorpresa: io non sono madre lingua e sto ancora imparando l'italiano, posso insegnarlo ad altri? Però con l'incoraggiamento di tanti amici della comunità ho pensato di provare. Prima affiancando altri insegnanti e ora da poco ho qualche classe che seguo da sola. Sono felice di essere arrivata fino qui. In questi anni ho capito che cristiani e musul
mani possono lavorare insieme per costruire un futuro migliore. Sono musulmana e porto il velo, ma non è un muro. Ora voglio restituire ciò che ho ricevuto in tutti questi anni».
Così come Ramar anche Florian Nirtaj ha voluto raccontare la sua storia «sono Florian e sono un minore non accompagnato che arriva dall'Albania. Ho iniziato a frequentare i corsi per imparare la lingua e qui ho conosciuto tanti altri ragazzi come me. Insieme abbiamo imparato la lingua, ma anche l'amicizia della comunità. Grazie a questa esperienza ho deciso di iniziare a fare volontariato». Queste le testimonianze di quanto la Comunità ha fatto e può fare per aiutare l'integrazione di chi cerca solo una possibilità e vuole impegnarsi per questo.