La Quaresima tempo di preghiera

«Mercoledì incomincia la Quaresima», tempo di «preghiera: per la Chiesa» e «gli uni per gli altri... sempre guardando il Signore che ci dà la forza di andare avanti». È la consegna che il Papa ha affidato ai fedeli della parrocchia di San Crispino da Viterbo, al termine della visita pastorale compiuta domenica 3. Dal sagrato della chiesa parrocchiale di Labaro, quartiere alla periferia settentrionale della città, il vescovo di Roma si è congedato verso le 18.40 dopo aver trascorso quasi tre ore con i fedeli della comunità. «Grazie tante della vostra accoglienza!», ha detto quando ormai era calata la sera, invitando a recitare l'Avemaria e benedicendo i tanti che non avendo trovato posto all'interno avevano seguito la messa all'aperto attraverso il maxischermo.
A bordo di un'utilitaria blu, il Pontefice era arrivato verso le 15.45, di un assolato pomeriggio d'inizio marzo con quindici minuti di anticipo sul programma. Ad accoglierlo il cardinale vicario De Donatis, il vescovo Di Tora, ausiliare per il settore nord, il parroco don Luciano Cacciamani, e il suo vice don Andrea Lamonaca.
«La scuola della pace ti vuole bene»: su uno striscione innalzato dietro le transenne il benvenuto rivoltogli dalla comunità di 
Sant'Egidio, che collabora attivamente con la Caritas di San Crispino. Su un cartellone giallo campeggiava la scritta «Benvenuto Papa Francesco», mentre i fedeli sorridenti acclamavano con cori di festa. Accompagnato da monsignor Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, dall`aiutante di Camera, Zanetti, e dal direttore "ad interim" della Sala stampa della Santa Sede, Gisotti, all'interno dei locali parrocchiali il Papa è salito al primo piano, dove in un'aula ha incontrato le nuove generazioni. Al suono delle chitarre i più piccoli hanno intonato Gesù che sta passando proprio qui con tanto di coreografia di gesti delle mani. Quindi i più grandicelli hanno dialogato con il Pontefice proponendo interrogativi curiosi e chiedendo consigli; e alla fine gli hanno donato due rose bianche e alcuni fogli di carta arrotolati a mo' di pergamena contenenti pensierini e disegni.
In una sala attigua un po' più piccola, Francesco si è poi intrattenuto brevemente con le famiglie dei neonati che hanno ricevuto o stanno per ricevere il Battesimo. Tra loro le gemelline Elisa e Serena, di due mesi, che il prossimo 15 giugno saranno battezzate nella parrocchia di 
Sant'Anna in Vaticano.
Ridisceso al pian terreno, il Papa ha vissuto i momenti più intimi della visita: lontano dalle telecamere, ha salutato in due distinti appuntamenti: un gruppo di indigenti e senza fissa dimora, assistiti dalla Caritas parrocchiale e dalla 
Sant'Egidio; e poi malati, disabili e anziani. In entrambi, alla presenza anche dei volontari che se ne prendono cura, Francesco ha voluto abbracciare personalmente ciascuno dei presenti, dispensando carezze d'incoraggiamento e parole di conforto.
Dopodiché ha incontrato una dozzina di sacerdoti della tredicesima prefettura della diocesi - di cui fa parte San Crispino - che hanno poi concelebrato con lui e ha confessato cinque fedeli di differenti età, prima di indossare i paramenti per la messa. Durante il sobrio rito, allietato dai bei canti del coro parrocchiale, tra le altre intenzioni di preghiera ne è stata elevata una per la comunità di San Crispino «perché sappia crescere in fede speranza e carità». Auspicio ripreso alla fine della celebrazione da don Cacciamani, che ha assicurato al Pontefice il «forte abbraccio» dei «tanti malati che non sono riusciti a raggiungere la parrocchia»; e di quanti «vivono nel disagio economico o sociale e hanno avuto difficoltà a venire».
Il parroco ha presentato una realtà «piccola ma vivace, generosa nella semplicità dei mezzi; attiva e piena di entusiasmo» e «nonostante le difficoltà orgogliosa delle proprie tradizioni; sorridente, come il nostro» patrono, il frate cappuccino Crispino. Una parrocchia, ha proseguito il sacerdote, «edificata con amore dalle comunità neocatecumenali, dal Rinnovamento nello Spirito, dalla 
Sant'Egidio; dalla Gioventù ardente mariana, dai volontari vincenziani, dagli animatori dell'oratorio e dai tanti fedeli che, pur non appartenendo a gruppi o movimenti, si mettono a disposizione».
Da ultimo ha spiegato che la visita del Papa rappresenta «un segno di incoraggiamento e speranza. Abbiamo bisogno di essere sostenuti nella fede, aiutati a vivere quelle scelte del Vangelo che abbiamo già fatto, ma che se non sono rinnovate ogni giorno con la linfa vitale del Cristo si seccano; un segno per mettere al centro della vita 
comunitaria la collaborazione, il dialogo, il costruttivo confronto, il rispetto delle diversità, che non sono un limite ma una ricchezza; un segno perché nessuno si senta solo e isolato, ai margini; un segno perché non venga mai meno l'attenzione verso coloro che "non sono produttivi", dal punto di vita economico, sociale, della salute»; perché, ha concluso, «ognuno di noi è un capolavoro di Dio».
Come dono gli ha consegnato un quadro, opera dell'accolito Meo Carbone, dedicato al tema del'`immigrazione: ritrae il padre e i nonni di Jorge 
Mario Bergoglio nella gloria di santa Francesca Saverio
Cabrini. E il vescovo di Roma ha ricambiato, come da tradizione, con un calice.


[ Gianluca Biccini ]