Non per mare

Il primo rapporto in Italia sui “Corridoi umanitari” e le vie legali di accoglienza. In Cattolica

L’espressione la usiamo comunemente, intendendo una via di fuga, o una pipeline per portare cibo e medicinali a popolazioni minacciate o isolate. Ma “Corridoi umanitari” sono anche uno strumento di soccorso internazionale più preciso, anzi “un programma di trasferimento e integrazione”, regolato da precisi protocolli, di cui possono beneficiare migranti in condizione di particolare vulnerabilità e che dunque hanno diritto all’asilo e alla protezione. I “Corridoi umanitari” funzionano, sono “un’alternativa legale e sicura” alle partenze (e gli sbarchi, chi ce la fa) di profughi dall’Africa e dal medio oriente, li apprezza persino Matteo Salvini. Ma si tratta, in Italia e in Europa, di strumenti ancora sperimentali e poco analizzati nei risultati concreti.

Continua a leggere su Il Foglio


[ Maurizio Crippa ]