"Dopo 30 anni dalla morte di Jerry qui ancora schiavi"

La denuncia delle associazioni sulla tomba di Masslo dove c'è anche la sua Bibbia. Il rifugiato sudafricano fu ucciso da malviventi

«Qui nessuno sia considerato più straniero. Il futuro dipende anche dalle nostre scelte di oggi». Don Giuseppe Mazzafaro della comunità di Sant'Egidio di Napoli, parla nel cimitero di Villa Literno davanti alla tomba di Jerry Essan Masslo. Intorno a lui, accalcati, tanti esponenti di associazioni di volontariato, i padri comboniani, i ragazzi dei campi di Libera, autorità civili e tanti cittadini. Sono qui per partecipare alla cerimonia in ricordo del rifugiato politico sudafricano ucciso nella campagne di Villa Literno la notte tra il 23 e il 24 agosto del 1989. Ognuno ha un fiore in mano. Mentre il sacerdote continua la sua preghiera c'è un silenzio assoluto. «La memoria di Jerry - dice ancora don Giuseppe - ci aiuta a riconoscere e a difendere i vivi, ad ascoltare il lamento degli oppressi, a scegliere quella umanissima via, per cui "eri forestiero e ti ho accolto eri nudo e ti ho vestito". Così il mondo diventa più umano e trova speranza».
Nicola Tamburrino, il sindaco di Villa Literno, è in prima fila con la fascia tricolore. Come ogni anno, accoglie tutti i partecipanti alla cerimonia.
Sulla tomba di Jerry, qualcuno posa una Bibbia tra i fiori. L'ha portata Daniela Pompei, responsabile della Comunità di 
Sant'Egidio di Roma per i servizi agli immigrati. Lei è tra le persone che hanno conosciuto Jerry Masslo. È partita dalla capitale con più di cento persone al seguito, su due autobus. «E il libro di Jerry - spiega Daniela - la Bibbia che leggeva sempre, anche quando finiva la sua pesante giornata di lavoro nei campi. Lui era un battista evangelico, non era cattolico. Andava sempre nella chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma - dice l'esponente della Comunità di Sant'Egidio - per noi venire a Villa Literno è un modo per costruire qualcosa di diverso insieme, come lo è stato in parte Villa Literno dopo la morte di Jerry. Abbiamo un movimento che si chiama "Gente di pace": ci sono somali, siriani, iraliani, nigeriani, persone del Sud Sudan, ucraini, rumeni, salvadoregni. Molti sono arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari previsti dalla legge Martelli del 1989».
Una legge che lo stesso Claudio Martelli, allora vice presidente del Consiglio, non ha esitato a definire «fondamentale», per controllare l'immigrazione negli anni '90. Martelli partecipò ai funerali di Jerry Masslo il 28 agosto del 1989 e in quell'occasione, prese l'impegno di «fare qualcosa» per chi veniva sfruttato e pagato una miseria.
«Presi lì l'impegno di agire - ricorda con Repubblica Claudio Martelli  - perché non si ripetesse mai più un episodio del genere. La cosa che mi aveva particolarmente indignato era il fatto che questo ragazzo sudafricano era scappato dal suo Paese perché protestava contro l'apartheid e aveva finalmente trovato dove poter cercare una vita migliore. Questa cosa mi aveva profondamente colpito».

Alla cerimonia, intanto, parlano gli esponenti delle associazioni: Valerio Taglione a nome del Comitato don Peppe Diana. «C'è ancora tanto da fare in questo territorio. Qui ci sono persone che vivono ancora come schiavi. Ma per un motivo o per un altro facciamo finta di non vedere». Camilla Bernabei, dirigente della Cgil: «Il ricordo di Jerry è un percorso intrapreso con il territorio e le istituzioni. Fino a qualche anno fa qui c'erano tombe anonime che non avevano neanche un marmo come gli altri morti. Oggi vedo che ci sono sepolture tutte uguali in questo cimitero».
«Mi sono emozionato quando ho visto la Bibbia di Jerry Masslo - dice Antonio Casale, direttore del centro Fernandes di Castel Volturno - ho pensato a quelle migliaia di immigrati che sono stati qui e ancora oggi sono a Castel Volturno che portano dietro un Corano o la Bibbia. A differenza di noi tutti che viviamo nel benessere, che quando partiamo portiamo con noi una carta di credito o un portafoglio, loro partono senza nulla, ma con testo sacro. Questo ci riporta alle radici della nostra umanità».
Nello Zerillo di "Nero e non solo", una delle associazioni nate in seguito all'uccisione di Masslo ricorda: «Le parole di Jerry sono state profetiche. Lui disse: "Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro Paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso". Ma parlava anche di razzismo. Rilette in questo momento, quelle parole ci fanno capire quanti passi avanti sono stati fatti e quante cose sono ancora da fare».


[ Raffaele Sardo ]