Sulla tomba una mano ignota accende un lumino, forse è uno degli assassini

Da qualche tempo nel cimitero di Villa Literno una mano ignota accende un cero sulla tomba di Jerry Essan Maslo. Il giovane sudafricano venne ucciso nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1989 durante un assalto nel capannone dove dormiva assieme ad altri immigrati, nel tentativo di rubargli i pochi soldi guadagnati con la raccolta dei pomodori nei campi.
Non si conosce l’autore di questo gesto di pietà, ma qualcuno sostiene che si tratti di uno degli artefici di quella scellerata rapina, tornato in libertà dopo aver scontato numerosi anni di prigione.
Jerry era scappato dal suo paese dopo la morte dei genitori e di un figlio di sette anni, uccisi dalla polizia durante una manifestazione contro l'apartheid. La sua permanenza in Sudafrica avrebbe messo a repentaglio anche la sua vita.
Dopo varie peripezie era giunto a Roma, dove avrebbe voluto chiedere asilo politico per raggiungere il Canada e per ricongiungersi con sua moglie e gli altri due figli.
Ma questo non fu possibile perché in quel periodo l’Italia riconosceva lo status di rifugiato solo a coloro che arrivavano dall’Europa dell’Est. Intanto si sparse la voce dell’arrivo di un esule dal Sudafrica, un paese al centro dell’attenzione della pubblica opinione internazionale per le leggi razziste e il regime di segregazione, così Amnesty International e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati cominciarono ad occuparsi di lui.
E così, dopo essere stato trattenuto per quattro settimane nell’area di transito dell’aeroporto di Fiumicino, Jerry venne ospitato dalla Comunità di Sant’Egidio in attesa di ottenere i documenti per andare in Canada.
Per guadagnare qualche soldo d’estate si recava a Villa Literno dove era possibile lavorare per la raccolta del pomodoro, un‘attività massacrante e sottopagata che però rappresentava l'unica fonte di guadagno per gli immigrati neri, tanto che in quegli anni nella cittadina liternese se ne contavano oltre quattromila.
Le durissime condizioni di vita gli fecero tornare alla mente la realtà degli slum del suo paese. Molti braccianti africani vivevano nel “ghetto”, una bidonville alle porte del paese, alcuni dormivano persino nei loculi in costruzione del cimitero, altri in casolari abbandonati, senza acqua e luce, distanti dal centro. 
Il lavoro nei campi poteva durare anche quindici ore al giorno con una piccola pausa per bere un po' d’acqua e mangiare pane e conserva.
Poi ci fu quella maledetta notte che interruppe la vita e i sogni di Maslo. All’improvviso quattro giovani incappucciati armati di pistole e spranghe di ferro fecero irruzione nella baracca dove dormiva con altri immigrati, chiedendo che gli venissero consegnati tutti i soldi che avevano addosso. La situazione sfuggì di mano, partirono dei colpi di pistola e Jerry fu colpito a morte.
L’uccisione di Maslo destò un grande sconcerto e una forte emozione in tutto il Paese. L’Italia si scoprì razzista e cominciò a rendersi conto dei sentimenti xenofobi che albergavano in una parte della popolazione. Le esequie, a cui partecipò il vicepresidente del consiglio Claudio Martelli, vennero trasmesse in diretta dalla Rai. 
In tutto il Paese ci fu una grande mobilitazione che culminò in una grande manifestazione a Roma a cui parteciparono oltre 200.000 persone. Qualche mese dopo venne emanata la cosiddetta legge Martelli nella quale l’Italia recepirà del tutto la Convenzione di Ginevra e dove vennero riconosciuti e garantiti i diritti dei lavoratori stranieri.
Quest’anno cadono trent’anni da quell’orribile omicidio. Cosa è cambiato da allora?
La predicazione dell’odio verso gli immigrati utilizzata come propaganda politica sta creando un clima di ostilità e disprezzo che colpisce in modo indiscriminato chi ha la pelle nera, come ha raccontato qualche giorno fa in una lettera a Repubblica la mamma adottiva di due bambini africani.

E mentre in Italia sembra ritornare un rigurgito razzista, una nuova stagione di intolleranza resta ancora aperta la domanda su come sia possibile realizzare una vera e proficua integrazione. E resta anche il mistero di una mano ignota che tiene accesa una fiammella sulla tomba di Jerry. Probabilmente per rischiarare le tenebre e per scacciare i fantasmi di quella terribile notte di oblio.


[ Antonio Mattone ]