Francesco: la pace non ha frontiere. Folle negare l'ospitalità ai bisognosi

L'intervento di Riccardi: il dialogo ci salverà, non i confini. Serve «un umanesimo planetario»

La voce è quella di Carlos. Tocca a lui, 42 anni, della Comunità di Sant'Egidio di Madrid, far "parlare" papa Francesco nella capitale spagnola che ospita l'incontro internazionale "Pace senza confini". È l'appuntamento numero 33 "nello spirito di Assisi". Uno spirito che è «preghiera a Dio e promozione della pace tra i popoli», spiega Francesco tornando all'evento voluto da Giovanni Paolo II che nel 1986 aveva convocato nella città umbra i leader spirituali. Un'intuizione che ha dato vita a un «pellegrinaggio di pace» ideato da Sant'Egidio, come lo definisce Bergoglio, che adesso fa tappa a Madrid. Nella giornata di inaugurazione, domenica pomeriggio, sono in duemila nel Palacio municipal de congresos all'interno della Fiera. Duemila volti che raccontano fedi, culture, tradizioni e popoli di ogni latitudine. «Stiamo vivendo un momento difficile per il mondo - scrive il Papa nel testo letto in apertura -. Dobbiamo unirci tutti, direi con uno stesso cuore e una stessa voce, per gridare che la pace non ha frontiere». Anzi, aggiunge il Pontefice, «è folle chiudere spazi, separare popoli o, peggio, affrontarsi gli uni gli altri, rifiutare l'ospitalità a chi ha bisogno». Nel messaggio indirizzato al "padrone di casa" il cardinale Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, il Papa ricorda la caduta del Muro di Berlino, trent'anni fa, che accese «nuove speranze di pace». Ma, prosegue, oggi assistiamo «allo spreco di quel dono di Dio», dilapidato «con nuove guerre e con la costruzione di nuovi muri». Eppure i muri cadono «quando sono assediati con la preghiera e non con le armi». Da qui i due punti fermi che Francesco indica: «preghiera» e «dialogo». Che si traducono in «fraternità tra i credenti», come mostra il Documento sulla fratellanza di Abu Dhabi.
Nella sala-anfiteatro siedono sette cardinali, fra cui il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, e oltre venti vescovi (anche il prossimo porporato Matteo 
Zuppi, l'arcivescovo di Bologna "amico" fraterno della Comunità). Poi rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e di numerose religioni, comprese alcune delegazioni giunte dall'Asia. «Il dialogo ci salverà, non i confini», dice Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio e instancabile anima del forum. Anche lui richiama la caduta del Muro per denunciare che adesso «il mondo globale ha smarrito l'entusiasmo per la pace». E negli ultimi tre decenni sono sorti nuovi confini. «Alcuni non sono frontiere, ma muri: per ragioni militari, difensive, per frenare i migranti». E la questione dei rifugiati «si pone con un vigore tale che è impossibile risolverla con le scelte dei singoli Paesi». Inoltre c'è «una ripresa di prospettive nazionali antagoniste o nazionalistiche». E ricorda l'inizio della seconda guerra mondiale, 80 anni fa. Tuttavia, ammonisce Riccardi, ormai «siamo troppo abituati all'assenza di pace e ci basta che la guerra sia lontana da noi». Serve allora un «umanesimo planetario». Perché «i confini esistono ma non possono diventare muri» e «i credenti li superano con lo sguardo del cuore e con la parola del dialogo».
È una carrellata di voci dal mondo quella che irrompe con la sua forza profetica nella Fiera di Madrid. Con sensibilità e punti di vista differenti che trovano sintesi intorno allo "spirito di Assisi". Il presidente della Repubblica Centro Africana, Faustin-Archange Touadéra, invoca fra gli applausi disarmo e abolizione della pena di morte. E rilancia l'idea di un'«Eurafrica». «Non ci sarà stabilità e sviluppo dell'Africa senza l'Europa e viceversa», sostiene. Guerre, ingiustizie sociali, crisi ecologica segnano il presente. Più volte echeggia l'intuizione di Paolo VI che «lo sviluppo è il nuovo nome della pace» o lo slancio della Laudato si' di Bergoglio. Lo studioso statunitense Jeffrey D. Sachs sprona i Paesi ricchi a donare «1'1% del Pil agli Stati poveri: così verrebbe cancellata la povertà estrema». E Filippo Grandi, alto commissario Onu per i rifugiati, esorta ad andare alle vere cause degli «sfollamenti forzati» e non a perdere tempo «con i porti chiusi che sono risposte sbagliate e inutili».
Imprescindibile il ruolo delle fedi. Il segretario dell'università di Al Azhar in Egitto, Mohammad Al-Mahrasawi, rivendica l'impegno musulmano alla «pace illimitata» e insiste che il «terrorismo non ha religioni». Invoca il dialogo il rabbino capo di Tel Avil, Israel Meir Lau, sopravvissuto ai lager nazisti. «Sapete perché c'è stato il primo omicidio della storia, quello di Abele ucciso da Caino? - chiede -. Perché i due non si confrontavano, non parlavano». E il metropolita della Chiesa ortodossa russa, Hilarion, vede nella «com- prensione reciproca fra le fedi e i popoli» la via per «opporsi alla violenza e al terrorismo». Allora tornano le parole del Papa nel messaggio per l'incontro. La sfida è costruire insieme «la casa comune» che «non sopporta muri che separino» e che necessita di «porte aperte». «Sempre, senza eccezioni», insiste Bergoglio.



[ Giacomo Gambassi ]