Corridoi umanitari, la via possibile

La risposta dell'Italia che non ha paura

Nell'epoca dei nuovi muri ai confini e dei porti chiusi perfino ai naufraghi, sono più di 2 mila le persone che hanno beneficiato dei "corridoi umanitari" inaugurati il 15 dicembre 2015 dal protocollo d'intesa fra il governo e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, la Tavola valdese e la Comunità di Sant'Egidio.
Una storia di accoglienza in sicurezza, autogestita, frutto della solidarietà. Storie di profughi, famiglie, minori che Mario Marazziti ha raccolto nel volume Porte aperte. Viaggio nell'Italia che non ha paura (Piemme, pagine 382, euro 18.90), presentato qualche giorno fa nella suggestiva cornice della sala della Carità.
Ubaldina della parrocchia di Campagnola di Brugine sintetizza l'ospitalità donata ai siriani in fuga dalla guerra: «Avevo un appartamento e desideravo aiutarli. Da sola non ce l'avrei fatta, ma ho raccolto l'appello di papa Francesco e del nostro parroco». In Diocesi di Padova, ricorda Marazziti, 33 delle 459 parrocchie sono attive nell'accoglienza attraverso le coop e i progetti Sprar: «In questo viaggio lungo la penisola ho visto un po' rinascere lo spirito dei primi Comuni. Ognuno può contagiare tutti con una narrazione umana dell'inclusione. I corridoi umanitari rappresentano la proposta praticabile dell'accompagnamento personalizzato». «Sono la semplicità del bene - sottolinea il sociologo Stefano Allievi - silenti comitati del sì all'accoglienza in alternativa al demente sistema che di fatto prevede solo l'arrivo di irregolari. I corridoi sono in sintonia con la generosità dei giovani a bordo delle navi ong o che si sono impegnati nei campi profughi della Grecia. Per di più, non costano nulla allo Stato».
Marina Salomon, da imprenditrice lombardo-veneta, confessa: «Non sono buonista, ma sono preoccupata. Tanto dalla paura di chi non vuole perdere la ricchezza accumulata in pochi decenni, quanto dalla bomba a orologeria delle statistiche demografiche. Mio figlio studia in Svezia, un paese di 10milioni di abitanti capace di integrare in poco tempo 700 mila immigrati».
Marazziti, ex portavoce della Comunità di Sant'Egidio e presidente della commissione Affari sociali della Camera dall'estate 2015 fino al 2018, nel suo racconto chiude il cerchio che si era aperto: «A Crocette di Castelfidardo, nelle Marche, i profughi siriani hanno trovato la prova del loro proverbio: dammi l'amore, è meglio di mangiare. Del resto, in quella che è diventata la loro famiglia, Mattia, quarant'anni fa, alle elementari aveva condiviso l'aula con i profughi vietnamiti accolti dalla Caritas di monsignor Giovanni Nervo».


[ E. M. ]