A Genova 500 ore di telefonate per vincere l'isolamento

A Genova 500 ore di telefonate per vincere l'isolamento

Al di là del Morandi, si continuano a costruire ponti tra centro e periferia. Con lo spettro della fame

(post a cura di Sergio Casali, Comunità di Sant’Egidio)

Vista da quassù, dalla collina che domina il porto e il ponente genovese, la città sembra lontana. Ascoltata da quassù anche l’espressione “distanziamento sociale” assume un significato diverso: “isolati – ci dice sprezzante una ragazza – qui lo eravamo ben prima del coronavirus”. E forse è vero: non solo perché “qui” è il Cep – Centro di edilizia popolare – l’unità urbanistica Ca’ Nuova, il quartiere in cui da anni si concentrano le situazioni di più acuto disagio socioeconomico di Genova.

Ma anche perché questo isolamento non è solo geografico – ben più antico del crollo del ponte Morandi, che ha separato ancora più nettamente questi quartieri dal resto della città – ma sociale ed esistenziale: “vai a Genova?” chiedono i ragazzi agli adulti che salgono in macchina diretti verso il centro. Dal settembre 2018 al Cep è attivo il progetto Give teens a chance che raduna attorno alla scuola – l’istituto comprensivo Voltri 2 – e alla Comunità di Sant’Egidio, dodici partner tra scuole, cooperative sociali, istituzioni culturali, università, enti pubblici per contrastare la dispersione scolastica e l’esclusione sociale.

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Foto: Kelly Sikkema, Unsplash