Così il mondo si unisce contro la pena di morte

Il mondo si collega oggi contro la pena di morte. Perché abbiamo più bisogno di prima della pandemia di più diritti umani e più giustizia. E più vita. Perché, forte, l'assuefazione è dietro la porta. Un numero incredibilmente alto di vittime – negli ultimi quattro giorni più di quelle del Vajont – non basta a ridurre l'insofferenza per le limitazioni e non avvia ancora un pensiero diverso sulla vita, le città, il futuro. Forte, assieme alla solidarietà, si fa strada anche il mantra antico che dice: pensa a te stesso, salva te stesso. Per questo è un evento controcorrente.
Con Sant'Egidio anche David Sassoli, Navi Pillay, Joaquin Martinez, condannato a morte innocente, America, Asia, Africa. Negli Usa in due settimane due milioni di persone contagiate dal Covid-19 in più: ma questa inflazione di morte non ferma le esecuzioni federali che l'amministrazione Trump ha riaperto dopo 17 anni. L'ultima in programma, se la macchina non si ferma, è quella di Lisa Montgomery, la prima donna che "deve morire" dopo 70 anni per reati federali.
È per questo che acquista una forza particolare la Giornata Mondiale delle Città per la Vita, le Città contro la pena di morte, oggi, anniversario della prima abolizione della storia da parte di uno stato, il Granducato di Toscana, nel 1786. Un Webinar live internazionale: (https ://www.santegidio.org/pageID/37908/lan gID/it/Webinar-Stand4Humanity-NoDeathPenal- ty.html). È il movimento internazionale inventato all'inizio del secolo dalla comunità di Sant'Egidio, che vede Genova in prima linea, e che ha contribuito a una accelerazione dell'abolizione della pena capitale in gran parte del pianeta. Nel 1975 solo 16 Paesi del mondo erano abolizionisti. Oggi, sono 142 per legge o di fatto, mentre 56 ce l'hanno ancora.
Ma nonostante una polarizzazione della violenza, siamo a una svolta della storia umana. Nel 2019 sono stati solo 20 i paesi che l'hanno usata davvero. La California ha dichiarato una moratoria per 729 condannati nel più grande braccio della morte del mondo. Il New Hampshire l'ha abolita e quest'anno anche il Colorado. Anche negli Usa siamo al minimo storico di sentenze ed esecuzioni da un quarto di secolo. Venti lo scorso anno e 15 quest'anno, ma sarebbero solo 8 senza quelle volute in piena campagna elettorale dal procuratore generale Barr.
Buone notizie vengono anche da Giappone e Singapore dove le esecuzioni si sono ridotte a 4. A parte la Cina, dove rimane il numero più alto di esecuzioni ma non ci sono dati precisi - e comunque gli osservatori internazionali concordano su un calo di almeno il 30 per cento negli ultimi anni - tre paesi, da soli, rappresentano l'80 per cento di tutte le esecuzioni nel mondo: Arabia Saudita, 184, Iraq, almeno 100 e Iran, almeno 251, seguono poi Yemen e Egitto .
La pena di morte aggiunge sempre un'altra morte, discrimina, è una scorciatoia "militare" a problemi sociali che non si sanno risolvere, non crea più sicurezza, promette una "guarigione" impossibile mentre crea nuove vittime, legittima una cultura di morte. Svuotarla aiuta a ridurre la violenza anche nella nostra vita quotidiana.- 


[ Mario Marazziti ]