Milano ricorda l'orrore della Shoah. Segre: l'indifferenza è già violenza

Al Memoriale. La senatrice a vita all'incontro voluto da Sant'Egidio con la Comunità ebraica

"Quando ognuno era ancora un sigillo/ Di noi ciascuno reca l'impronta/ Dell'amico incontrato per via; /In ognuno la traccia di ognuno". Cita i versi di Primo Levi, deportato come lei ad Auschwitz, Liliana Segre, parlando al Memoriale della Shoah di Milano. Da lì, da quel luogo un tempo nascosto della Stazione Centrale, nel ventre della città, oggi diventato uno spazio di memoria e di dialogo, la testimone e senatrice a vita fu deportata il 30 gennaio 1944, a 13 anni, con suo padre Alberto e altre 603 persone.
Di quel convoglio solo in 22 sopravvissero e ogni anno, proprio al Memoriale, attorno a quella data, con la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica di Milano Liliana Segre ricorda «tutti quelli che non sono tornati». «I versi di Primo Levi, tratti dalla poesia Agli amici, sono il contrario dell'indifferenza. Quando ognuno è la traccia di ognuno, non ci può essere indifferenza. L'indifferenza porta alla violenza, è,già violenza», dice la senatrice (la cerimonia si è svolta ieri, in forma essenziale per la pandemia).
«Allora - ricorda Liliana Segre - i violenti non furono solo i nazisti, ma anche i fascisti nostri vicini di casa. Poi, quando eravamo nei vagoni, ognuno era l'altro, ognuno piangeva con le lacrime dell'altro». Il 30 gennaio, la partenza. Il giorno dopo «si varcò il confine. Ero già una ragazza vecchia che quando l'altro, mio padre, ti dice di non avere paura, risponde: "Non ne ho, perché sono vicino a te"».
Liliana Segre parla nell'atrio del Memoriale, davanti alla parola «Indifferenza». Fu la Comunità di Sant'Egidio a far conoscere i sotterranei da cui partì. «Era il 1997 - ricorda la senatrice -, all'inizio venivamo qui in pochi, con una candela. C'erano figure importanti: il cardinale Martini, il rabbino Laras. Poi pian piano è nato il Memoriale e io ho insistito per la scritta "Indifferenza"».
Liliana Segre ricorda il silenzio di chi allora si voltò dall'altra parte, quando da San Vittore i camion attraversarono Milano per raggiungere in quei sotterranei il binario 21. Il silenzio, inteso come incapacità di sentire il dolore degli altri, è un problema su cui riflettere anche oggi», sottolinea Rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità di Milano. E l'arcivescovo Mario Delpini si augura che il messaggio raggiunga «chi vive questi giorni tribolati senza lasciarsi toccare dalla compassione».
Non furono indifferenti, in quel gennaio `44 i detenuti di San Vittore. «Ci fecero sentire ancora persone», testimonia Liliana Segre, che nel carcere milanese, dopo l'arresto, fu rinchiusa quaranta giorni. «So come si sta nelle celle. Perciò mi preoccupo che i detenuti siano vaccinati», dice (e infatti il 17 dicembre ha presentato un'interrogazione in tal senso).
Invia un video Mauro Palma, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. E il sindaco Giuseppe Sala, in presenza, dice che «il Memoriale è un luogo di riscatto per Milano, dove nacque il fascismo» e che lotterà «perché le forze politiche che accettano persone che fanno saluti romani non abbiano spazio a Milano», evocando i fatti di Cogoleto (Genova) nel Giorno della Memoria. Ad ascoltare Liliana Segre, ci sono anche gli adorati figli Alberto e Luciano, i carabinieri della scorta diventati famiglia. E poi Alpha, giovane profugo tra i 7 mila accolti al Memoriale tra il 2015 e il 2017, oltre a una delegazione di ragazzi di Sant'Egidio e studenti del liceo Carducci di Milano che eseguono brani musicali. A loro, ai giovani, la senatrice ricorda ancora che «sono fortissimi».
E a loro si rivolge il Memoriale. «Uno spazio aperto per le nuove generazioni», nota Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio. «Da fine giugno avremo anche la biblioteca», aggiunge Roberto Jarach, presidente del Memoriale dal 2017, dopo che per dieci anni lo era stato Ferruccio de Bortoli, ora presidente onorario. Ai giovani pensa anche Emanuele Piano, figlio di Nedo, superstite della Shoah scomparso a dicembre, al quale è stata dedicata una «Stanza delle testimonianze». «Rimarrà per le future generazioni, ne sarebbe orgoglioso»


[ Alessia Rastelli ]