La consegna di Edith Bruck ai giovani: «Rimanete vigili»

La consegna di Edith Bruck ai giovani: «Rimanete vigili»

La scrittrice e poetessa ungherese, sopravvissuta ad Auschwitz, all’incontro promosso dal movimento giovanile di Sant’Egidio: «Costruite un futuro diverso»

«“Mi hanno separata dalla mamma”, ripetevo mentre venni spogliata e cadevano le mie trecce con i fiocchi e venivo rasata, disinfettata, rivestita con una lunga palandrana grigia, zoccoli di legno ai piedi e sul collo appeso un numero: 11152, da allora il mio nome. “Mamma” ripetevo a Birkenau, dove si camminava sulle ceneri. Ad Auschwitz, dove ci spostarono nel lager C, baracca 11». Edith Bruck, scrittrice e poetessa ungherese, aveva 13 anni quando nel 1944 fu deportata con i suoi genitori, i due fratelli e una delle sorelle. Nel suo ultimo libro “Il pane perduto”, pubblicato da La nave di Teseo nella collana Oceani, ripercorre i giorni della sua infanzia rubata al solo scopo di testimoniare alle giovani generazioni l’orrore vissuto, arrivando a supplicare di continuare a portare avanti «la voce vera dei sopravvissuti» all’Olocausto, quando questi non ci saranno più.

“Il pane perduto”, memoria delle cinque pagnotte messe a lievitare dalla mamma la notte prima di essere deportata, pane mai cucinato e consumato, è stato anche il titolo dell’incontro promosso dai Giovani per la Pace – movimento giovanile della Comunità di Sant’Egidio -,  trasmesso in streaming sul sito e sulla pagina Facebook della Comunità ieri, 8 febbraio, al quale hanno partecipato centinaia di studenti collegati da tutta Italia. La scrittrice compirà 89 anni a maggio e gli ultimi 70 li ha trascorsi nelle scuole e nelle università per cercare di raccontare senza filtri «l’inenarrabile». Ha risposto a tante domande potando sempre i ragazzi a riflettere sull’attualità, perché se è vero che «tutti i libri del mondo non saranno mai in grado di far comprendere l’inferno» dei campi di sterminio, solo studiando sarà possibile arrestare «la nuvola nera del nazionalismo, dell’antisemitismo e del razzismo che aleggia in Europa».

Continua a leggere su RomaSette.it


[ Roberta Pumpo ]